« Torna indietro

Bimbo di 6 anni in fin di vita, le minacce del patrigno violento: “Dì che sei caduto dalle scale”. L’orrore scoperto in ospedale grazie a una fiaba

Pubblicato il 3 Luglio, 2023

L’ennesima storia di violenze familiari all’interno delle 4 mura domestiche è stata scoperta a Torino, dove un bambino di 6 anni veniva ripetutamente picchiato in modo violento dal patrigno di 26 anni di origini marocchine.

Alla chiusura dalle indagini il gup Ersilia Palmieri ha condannato a 10 anni l’uomo per le violenze fisiche e psicologiche inflitte al bambino.

L’ultimo episodio di violenza, ancora più grave, ha permesso di scoprire l’orrore all’ospedale Regina Margherita di Torino, dove il piccolo è arrivato pieno di lividi e con l’intestino spappolato.

I medici, che hanno dovuto tagliare 30 centimetri di intestino, hanno subito capito che il bambino era stato picchiato e la tragica verità è venuta fuori durante la lettura della fiaba di una psicologa nel corso di un colloquio.

Le minacce del patrigno: “Sei caduto dalle scale, vero?”

Il giudice in 36 pagine ha descritto l’orrore che ha dovuto vivere il bimbo tra il 2021 e il 2022 e l’ultimo episodio di violenza, quello più grave, risale al 14 gennaio scorso quando la madre, tornando dal lavoro, trovò il figlio a letto dolorante e incapace di muoversi a causa dei pugni allo stomaco del patrigno, che lo aveva punito per aver vomitato in auto. L’ambulanza, giunta sul posto, ha subito portato il piccolo all’ospedale Regina Margherita di Torino.

“È caduto dalle scale” – ha raccontato la mamma, che invitava il bambino a tacere sulla verità e al quale diceva che il papà è bravo. Evidentemente anche la donna era minacciata e così ha iniziato a costruire un castello di bugie per nascondere le orribili violenze del compagno.

Il 26enne in un videochiamata ha provato a manipolare il bimbo, spiegando che se avesse detto la verità sarebbe stato portato via dalla sua famiglia: “Sai perché… se tu dici…. ti portano via e non vedrai mai più né mamma né nonna… ti portano in un posto lontano”.

Poi faceva false promesse per assicurarsi il suo silenzio: “Vengo e ti porto i giochi…. Ti prometto che non lo faccio mai più… appena esci vai da nonna, vai al mare”.

La favola che ha permesso di scoprire l’orrore

E così il piccolo, manipolato dal patrigno, ha confermato la teoria secondo la quale era caduto dalle scale. Tuttavia la psicologa dell’ambulatorio, specializzata in abusi e maltrattamenti sui minori, aveva capito che c’era qualcosa che non andava e ha annotato quanto segue: “È un bimbo molto spaventato che chiede sempre scusa nonostante il dolore e il pianto, non si lamenta, non tenta di allontanare ciò che gli crea dolore o frustrazione, nemmeno quando uno dei tubicini dell’ossigeno scivola dandogli noia, non dice nemmeno che ha fastidio”.

Poi la psicologa, leggendo una favola del coniglietto Chopin, ha percepito un atteggiamento strano del bambino che le ha fatto capire tutto: “Il bimbo si è incupito guardando dalla finestra, c’era una signora che fumava e lui ha detto: ‘Ha una pistola’”. Secondo la psicologa quella era “un’importante deprivazione psicofisica, con indicatori di disagio e maltrattamento”.

Il piccolo si è poi aperto e ha confidato brutali punizioni alle quali veniva sottoposto: “Mi ha fatto la doccia e mi ha asciugato un pochino la testa con l’asciugamano e mi ha messo sul balcone… Così avevo freddo”.

Le stesse maestre avevano la sensazione di un bambino spaventato, che si chiudeva, che si addormentava spesso e che indossava vestiti non consoni. Importanti anche le testimonianze della zia, alla quale il bimbo avrebbe detto: “Devo mangiare tanti spinaci, così diventerò più forte di lui e potrò dargli un pugno”.

Le confessioni della mamma e la condanna

La donna ha sempre provato a coprire il compagno, ma le cose sono cambiate quando l’uomo è stato arrestato il 25 gennaio per altri reati. Da quel momento in poi, senza la presenza ingombrante e minacciosa del compagno, ha raccontato finalmente la verità, e anche l’uomo ha fatto delle parziali ammissioni: “Il bimbo stava male e vomitava, credevo lo facesse per dispetto. L’ho colpito diverse volte, non mi sono reso conto di aver esagerato”.

Le accuse erano di tentato omicidio, ma il legale del 26enne ha provato a riqualificarle in lesioni gravissime, sostenendo che l’intenzione del suo assistito non era di uccidere il piccolo. Richiesta respinta dal giudice, che ha accolto la tesi del pm di dolo alternativo poiché: “La grande energia impressa ai colpi e le parti vitali attinte del corpo indicano che il soggetto aveva previsto e voluto l’evento letale, come scopo principale dell’azione, ma alternativo rispetto all’evento meramente lesivo”.

Il giudice infine ha così motivato la sentenza di 10 anni di carcere: “Si tratta di molteplici episodi di aggressioni e violenze fisiche e psicologiche, frutto di una personalità violenta e autoritaria, perpetrati ai danni della madre e del bambino. Una drammatica progressione nella quale la vittima è soprattutto il minore, fino all’ultima condotta che, solamente per cause non dipese dalla volontà dell’autore del reato, non ha portato alla morte del bambino”.

About Post Author