Pubblicato il 5 Luglio 2025
Una svolta nelle indagini sulla strage di via D’Amelio
PALERMO, 5 luglio. Dopo oltre due anni di ricerche, la Guardia di Finanza di Caltanissetta ha riportato alla luce i brogliacci originali delle intercettazioni eseguite negli anni ’90 nell’ambito dell’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti, in particolare nelle aziende del Gruppo Ferruzzi.
Questa indagine, disposta dalla Procura di Palermo, è da molti considerata il vero movente della strage di via D’Amelio, che nel 1992 costò la vita al giudice Paolo Borsellino. La recente scoperta getta nuova luce su quella vicenda e apre scenari ancora da esplorare.
Cosa è stato ritrovato e dove
Le intercettazioni, mai smagnetizzate né distrutte come si era inizialmente sostenuto, sono riapparse in forma cartacea in quattro buste gialle, con ancora i timbri della Guardia di Finanza del 1992, coperte di polvere e abbandonate sul pavimento di un archivio. Le bobine audio originali erano già state ritrovate mesi fa. Il ritrovamento attuale conferma che non fu mai eseguito l’ordine di distruzione dei materiali.
Le nuove indagini e i nomi coinvolti
La vicenda delle intercettazioni è ora al centro delle indagini sulla strage di via D’Amelio. I pm di Caltanissetta stanno cercando di accertare se ci siano collegamenti tra l’insabbiamento dell’inchiesta mafia-appalti e l’uccisione di Borsellino.
Sono stati iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento a Cosa Nostra:
- Gioacchino Natoli, ex pm antimafia
- Giuseppe Pignatone, ex procuratore
- Coinvolto anche Pietro Giammanco, all’epoca capo della Procura di Palermo. L’ipotesi formulata era che Natoli, su input di Pignatone e dell’allora capo della Procura Pietro Giammanco, avesse ordinato la distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci dell’inchiesta sull’imprenditore mafioso Antonino Buscemi nel tentativo di affossare gli accertamenti sul costruttore.
La difesa e la prassi dell’epoca
La difesa di Natoli ha però sostenuto che all’epoca si trattava di una prassi consolidata: l’ordine di distruzione era un modulo prestampato utilizzato in tutti i casi di archiviazione e nei procedimenti già definiti. Le cassette venivano riutilizzate e, se le intercettazioni erano ritenute non rilevanti, i brogliacci non venivano conservati.
In ogni caso, in questa specifica situazione, l’ordine non fu mai eseguito, e oggi il materiale è stato finalmente recuperato.
Prossimi passi
Ora che i brogliacci sono stati ritrovati, la procura di Caltanissetta potrà analizzarli per capire se davvero fossero privi di valore investigativo, come sostenne la Procura di Palermo, o se contenessero elementi rimasti fino ad oggi inesplorati. Fonte Ansa