Pubblicato il 6 Settembre 2023
Così Antonino, il fratello maggiore di Kevin Laganà, 22 anni, il più giovane dei cinque operai che hanno perduto la vita sui binari, travolti da un treno a Brandizzo.
Anche lui lavora per la Sigifer, la stessa azienda di Kevin. E anche lui, un saldatore, si è ritrovato mille volte a lavorare fra le rotaie.
Quella che si vede nel video è stata un’eccezione o è la prassi? Cioè: aprire il cantiere prima di aver bloccato la circolazione dei treni è consuetudine? È capitato anche a lei di affidarsi al segnale di una «vedetta» per mettersi in salvo al passaggio di un treno? Gli chiede il Corriere della Sera. Lui risponde che “sono stato convocato in Procura come testimone e su questo punto non voglio anticipare quello che dirò. Ma dirò la verità, come ho sempre fatto”.
E ripete che “certo è incredibile, quel video. Kevin lo ha lasciato come si può lasciare un’eredità: un filmato che non lascia dubbi e fa giustizia. Ha girato quelle immagini che gli mancava mezz’ora a morire, e quella stessa sera aveva mandato a mio padre il messaggio Ti amo. Da una parte un testamento per far conoscere la verità, dall’altra un saluto per la persona che amava di più”.
Antonino, per tutti Antonio, ha 25 anni e tre bambini. Come il suo fratello perduto, è innamoratissimo della sua famiglia. A cominciare da suo padre, che ha cresciuto lui e Kevin da solo dopo che la loro madre è fuggita con un altro uomo lasciandoli che erano piccolissimi.
Antonio è stato fra i primi a vedere il video girato da Kevin, fra i primi a capire che quelle immagini sarebbero pesate molto sulla bilancia della giustizia. Ne ha parlato con Andrea Rubini, della GesiGroup, società che si occupa di sinistri e risarcimenti danni alla quale si è affidata la famiglia Laganà. L’ha guardato fra le lacrime insieme a suo padre Massimo. L’ha consegnato agli avvocati della famiglia, Marco Bona ed Enrico Calabrese, che lo hanno fatto avere alla Procura.
E ieri, quando è diventato pubblico, l’ha rivisto nei telegiornali, sui siti d’informazione, sugli schermi dei telefonini di tutte quelle persone che stazionano sotto casa da quando Kevin non c’è più… Nelle ultime ore, come mai in questi giorni, si è fatta largo l’ipotesi che no, non è stata un’eccezione quella in cui Kevin ha perso la vita. Sembra stia emergendo sempre più, dalle testimonianze formali raccolte dagli inquirenti ma anche da sindacalisti e lavoratori che si occupano della manutenzione della rete ferroviaria, che aprire i cantieri sui binari prima dell’interruzione della linea sia una consuetudine, “un modus operandi non occasionale, con direttive impartite ai lavoratori assai pericolose per la sicurezza”, dicono i legali della famiglia. E aggiungono che “questo fa sorgere dei dubbi anche sull’adeguatezza tecnica dei sistemi di comunicazione e sicurezza”.

