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Brusca, adesso lo Stato protegga “Caino”. Oggi, i siciliani, hanno una coscienza nuova

Pubblicato il 2 Giugno, 2021

Una legge che ha 30 anni potrebbe non più essere accettata e accettabile da un Paese che – nel frattempo – è molto cambiato anche grazie al sacrificio (coscientemente accettato) di uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Si, “coscientemente accettato”, pensate che Borsellino non avesse capito e non avesse deciso deliberatamente di correre il rischio di morire, come unica via d’uscita, per consegnare a tutti noi italiani un posto migliore, “più pulito”, dove vivere, diceva lui. Come Giordano Bruno sapeva benissimo che nulla finisce e, fece la sua scelta.

Una volta a Giovanni Falcone chiesero: “Ma lei ha paura…” La sua risposta fu: «Io sono siciliano. La mia vita vale quanto il bottone di questa giacca».

Dovremmo fondare su questi due uomini la nostra memoria collettiva, una coscienza, un’anima, una nuova identità che ci porti fuori dalla rappresentazione di una Sicilia stereotipata con i suoi luoghi comuni. Una nuova cultura è adesso possibile. Certo, ci vogliono persone che incarnino e presentino al mondo questa consapevolezza. I tempi, credo, sono maturi.

Sulle stragi di mafia restano ancora troppi e fondamentali punti oscuri, sul coinvolgimento di apparati dello Stato deviati, inquinati. E’ il peccato originale della nostra Repubblica; la Democrazia e il Paese che si costruirà nei prossimi anni sarà direttamente proporzionale alla verità che avremo tutti a disposizione su quelle stragi.

Il dr Nino Di Matteo e Salvatore Borsellino credo che siano i siciliani che più di ogni altro hanno pienamente compreso il fatto che la verità su quelle stragi è non solo doverosa ma chiude i conti con un’Italia che sia Giovanni Falcone sia Paolo Borsellino hanno cambiato a costo della loro vita.

Forse, vale la pena di ricordare che le leggi le fa il Parlamento e la Magistratura ha il dovere di applicarle. Sento onorevoli e senatori che si stracciano le vesti davanti a qualsiasi telecamera, quando toccava a loro il compito di legiferare. Parlo della legge sui pentiti e collaboratori di giustizia, ovviamente.

Non so molto di Giovanni Brusca, ma so immaginare quanto debba essere terribile vivere i giorni che restano avendo ammesso così tanta sofferenza, procurata deliberatamente.

Non so molto nemmeno del “perdono cristiano”, ma sono convinto, che per tutti esista – sempre – una possibilità di “recuperare”, in una certa misura, in qualche modo. Glielo auguro.

Per noi, mi auguro, che lo Stato sappia proteggerlo: sarebbe una sciagura per tutti se “Caino” venisse abbandonato al suo destino.

direttore dayitalianews

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