Ammonta a 877 milioni di euro la stima del costo complessivo che ogni anno grava sulle imprese della provincia di Venezia a causa del cattivo funzionamento della nostra burocrazia che – avvolta da un coacervo di leggi, decreti, ordinanze, circolari e disposizioni varie – rende sempre più difficile il rapporto tra le imprese e la Pubblica amministrazione.
Risorse che vengono drenate dalle tasche degli imprenditori veneziani per “gestire” i rapporti con gli uffici pubblici, per l’espletamento di adempimenti, permessi e pratiche burocratiche. Un tema, quello della cattiva burocrazia, che è stato al centro dei primi interventi pubblici effettuati dal nuovo premier Mario Draghi.
Rank nazionale | Province | Valore aggiunto (mln €) | Inc. % VA su totale Italia | Stima costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la PA (mln €) |
9 | Verona | 28.151 | 1,8 | 1.034 |
10 | Padova | 28.115 | 1,8 | 1.032 |
12 | Vicenza | 26.221 | 1,7 | 963 |
13 | Treviso | 25.535 | 1,6 | 938 |
16 | Venezia | 23.898 | 1,5 | 877 |
76 | Belluno | 5.935 | 0,4 | 218 |
81 | Rovigo | 5.366 | 0,3 | 197 |
VENETO | 143.221 | 9,2 | 5.259 | |
ITALIA | 1.557.833 | 100,0 | 57.200 |
“Anche nel nostro territorio, a pagare il conto più salato – sottolinea il presidente della CGIA Roberto Bottan – sono le piccole e micro imprese. Rispetto alle realtà di maggiore dimensione, non dispongono di uffici amministrativi strutturati e, pertanto, subiscono i costi, i ritardi e gli ostacoli provocati da burocrazia spesso inutile e insopportabile”.
Abbiamo 160 mila norme contro le 5.500 della Germania
In Italia si stima vi siano 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000. Tuttavia, la responsabilità di questa iper legiferazione è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l’approvazione di numerosi decreti attuativi. Questa procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa in Italia, gettando nello sconforto cittadini e imprese che ogni giorno sono chiamati a rispettarla.
Uno spaccato, quello fotografato dall’Ufficio studi della CGIA, che fa rabbrividire.
“Tuttavia – conclude Bottan – una soluzione è praticabile. Si potrebbe, ad esempio, ridurre il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre più onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile e difficilmente superabile”.
Alcuni suggerimenti per sburocratizzare il Paese
Cosa si potrebbe fare per migliorare l’efficienza della nostra Pubblica amministrazione, alleggerendo così i costi amministrativi delle aziende? Innanzitutto, come dicevamo più sopra, bisogna semplificare il quadro normativo. Cercare, ove è possibile, di non sovrapporre più livelli di governo sullo stesso argomento e, in particolar modo, accelerare i tempi di risposta della Pubblica amministrazione.
Con troppe leggi, decreti e regolamenti i primi penalizzati sono i funzionari pubblici che nell’incertezza si “difendono” spostando nel tempo le decisioni. Nello specifico è necessario:
· migliorare la qualità e ridurre il numero delle leggi, analizzando più attentamente il loro impatto, soprattutto su micro e piccole imprese;
· monitorare con cadenza periodica gli effetti delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente dei correttivi;
· consolidare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili;
· far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste;
· permettere all’utenza la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze;
· procedere e completare la standardizzazione della modulistica;
· accrescere la professionalità dei dipendenti pubblici attraverso un’adeguata e continua formazione.
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