Calcio Catania, Russo Morosoli: “Io ci sono, si facciano avanti gli altri”. Intervista all’avvocato Rapisarda

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Venerdì 4 marzo 2022, una data che tiene tutti i tifosi del Calcio Catania in apprensione perché sarà quella della seconda asta competitiva con base minima di 500mila euro per la tanto sospirata acquisizione del titolo sportivo, che consentirebbe al club rossazzurro di evitare di ripartire dalla Serie D nella prossima stagione.

Un momento che si avvicina e che, stando a quanto appreso finora, ha visto riguardo al suo probabile risultato, ovvero se anche questa asta andrà deserta o meno, soltanto voci di corridoio che si sono rincorse di continuo. Queste ultime hanno visto come protagonisti imprenditori che hanno la residenza oltre lo Stretto, alcuni dei quali con trascorsi nell’ambito del calcio non proprio felici.

Nelle scorse settimane il noto imprenditore catanese Francesco Russo Morosoli aveva lanciato un appello al mondo dell’imprenditoria etnea per partecipare a questa seconda asta per salvare la società rossazzurra, mostrando così anche un forte senso di appartenenza e portando avanti successivamente un progetto sportivo per un vero e proprio rilancio del calcio catanese a livello nazionale, dopo ormai quasi nove anni di cocenti delusioni e bocconi amari.

L’avvocato Giuseppe Rapisarda, noto tifoso rossazzurro, opinionista e legale proprio di Russo Morosoli, è stato sentito da noi telefonicamente e ha sottolineato come al momento l’appello lanciato da patron della Funivia dell’Etna non abbia avuto alcuna risposta da parte degli imprenditori locali, anche se si attendono notizie nei prossimi giorni. Ma oltre a ciò è venuto fuori anche un particolare di non poco conto sconfessato in quel periodo da diversi organi di stampa: Russo Morosoli, esattamente il 30 aprile dello scorso anno, intavolò una trattativa con la Sigi, l’allora proprietaria della società rossazzurra, che però non andò a buon fine.

Lo stesso avvocato Rapisarda ha anche sottolineato come Morosoli, accusato dopo il recente comunicato anche di volersi fare pubblicità, non sia affatto incline a costituire cordate che poi raccolgono qualsiasi soggetto al suo interno, anche il meno raccomandabile, ma come voglia mirare a un modello Lecce, ovvero tre soci con un 10 % di denaro proveniente da azionariato diffuso e con un serio piano di investimenti volto a rilanciare il calcio nel capoluogo etneo.

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Giuliano Spina

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