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Caso Gintoneria, Stefania Nobile voleva il TSO per Davide Lacerenza: “Dipendenza pericolosa, temeva dilapidasse tutto”

Pubblicato il 30 Aprile 2025

La richiesta prima di sapere dell’indagine

Prima ancora di sapere di essere indagata, Stefania Nobile avrebbe contattato il suo avvocato, Liborio Cataliotti, per valutare la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) o un amministratore di sostegno a Davide Lacerenza. Secondo quanto riportato da Telelombardia, la richiesta nasceva da una forte preoccupazione per lo stato psicofisico dell’ex compagno, legato a una presunta dipendenza dalla droga.

Il racconto dell’avvocato

Lo stesso Cataliotti, legale sia di Nobile che di Lacerenza, ha spiegato che la figlia di Wanna Marchi si sarebbe presentata nel suo studio ignara di qualunque indagine in corso, chiedendo strumenti legali per intervenire.
“Mi chiese se fosse possibile obbligarlo a curarsi”, ha raccontato il legale.
“Secondo lei, la dipendenza lo portava a sragionare e a perdere completamente il controllo”.

Convocato in studio, Lacerenza si presentò accompagnato dalla stessa Nobile, alla quale stava evidentemente a cuore la salute dell’uomo ma anche, secondo l’avvocato, la tutela del patrimonio della Gintoneria, il locale milanese da loro gestito.

Preoccupazioni economiche e morali

Nobile temeva che la dipendenza di Lacerenza potesse portare alla rovina economica dell’attività e che i guadagni potessero essere dilapidati. “Aveva un’avversione totale verso le droghe e la prostituzione”, ha aggiunto Cataliotti, sottolineando come la donna fosse disposta ad agire legalmente pur di costringerlo a smettere.

L’inchiesta: prostituzione, droga e riciclaggio

Le preoccupazioni di Nobile si sono incrociate con una pesante indagine della Procura di Milano, che ha portato entrambi agli arresti domiciliari. L’inchiesta ha messo in luce un presunto giro di prostituzione, cocaina e riciclaggio legato ai locali milanesi “Gintoneria” e “Malmaison”, gestiti da Nobile e Lacerenza.
Secondo gli investigatori, Lacerenza avrebbe offerto pacchetti “escort + droga + alcolici di lusso” a clienti benestanti, con il supporto operativo del suo collaboratore Davide Ariganello, anche lui finito ai domiciliari.

Il sequestro milionario e la caccia al denaro

Il Tribunale del Riesame ha convalidato il sequestro di 900 milioni di euro, cifra ritenuta equivalente ai profitti illeciti derivanti dall’attività. Tuttavia, sono stati effettivamente rintracciati soltanto 80mila euro, di cui 33mila depositati su un conto in Lituania intestato a Lacerenza.
Sul presunto “tesoro in Albania”, spesso citato dai media, l’avvocato Cataliotti ha dichiarato che i suoi assistiti ne negano l’esistenza. “Il vero valore è forse nelle bottiglie pregiate della cantina della Gintoneria”, ha concluso.

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