Pubblicato il 29 Maggio 2025
Rinviati a giudizio i membri della ong Mediterranea
Immagine: Luca Casarini, Fondatore di Mediterranea
Tutti gli imputati coinvolti nell’inchiesta sulla nave Mare Jonio sono stati rinviati a giudizio. Lo ha stabilito il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Ragusa, Eleonora Schininà, che ha disposto l’apertura del processo con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dal fine di lucro.
I fatti risalgono al 2020, quando la nave della ong Mediterranea Saving Humans accolse a bordo un gruppo di migranti trasferiti da un cargo danese. Secondo l’accusa, l’operazione avrebbe comportato un vantaggio economico, elemento che ha portato alla contestazione dell’aggravante.
Chi sono gli imputati
A finire sotto processo saranno sette persone, tra cui:
- Pietro Marrone, comandante della Mare Jonio
- Alessandra Metz, rappresentante legale della società armatrice Idra Social Shipping
- Giuseppe Caccia, vicepresidente del consiglio di amministrazione della stessa Idra
- Luca Casarini, fondatore della ong Mediterranea
- Tre membri dell’equipaggio: Agnese Colpani, Fabrizio Gatti e Georgios Apostolopoulos
Il dibattimento inizierà il 21 ottobre al tribunale di Ragusa. Si tratta di un evento giudiziario senza precedenti: è la prima volta che un processo simile arriva alla fase del dibattimento, a differenza del caso Iuventa, archiviato in fase preliminare dalla procura di Trapani.
L’inchiesta e il pagamento sospetto
L’indagine è partita nel settembre 2020, dopo che la Mare Jonio aveva preso a bordo 27 naufraghi trasferiti dalla nave cargo danese Etienne Maersk e successivamente li aveva sbarcati a Pozzallo. Due mesi dopo, la società armatrice danese ha versato 125mila euro alla Idra Social Shipping, la società che gestisce la Mare Jonio.
Secondo l’accusa, questo pagamento configura un profitto derivante dall’attività di soccorso, mentre Maersk ha sempre sostenuto che si trattasse di una donazione a fini umanitari.
Le polemiche sulla gestione dell’inchiesta
Durante le indagini, sono state effettuate intercettazioni anche tra avvocati e assistiti, fatto che ha sollevato dubbi sulla legittimità del procedimento. “Cercheremo di capire perché siano state considerate prove valide”, ha dichiarato l’avvocata Serena Romano, che difende i sette imputati.
La difesa intende chiamare a testimoniare sia i vertici della Maersk sia i naufraghi soccorsi, per dimostrare che non vi è stato alcun accordo economico e che l’azione della Mare Jonio era dettata solo da motivazioni umanitarie.
Casarini: “Processano i soccorsi, non ci fermeranno”
Luca Casarini, tra gli imputati e figura di spicco della ong, ha commentato duramente la decisione: “Non ci faremo intimidire. Abbiamo salvato 27 persone abbandonate in mare per 38 giorni”.
Casarini ha definito il procedimento “un processo all’omissione di soccorso”, e ha affermato che sarà l’occasione per chiedere conto a ministri e governi delle loro responsabilità. “Non ci chiuderemo in un angolo. Anzi, raddoppieremo i nostri sforzi”, ha concluso.
Un processo simbolico
Questo caso potrebbe rappresentare un punto di svolta nel dibattito pubblico e giuridico sul ruolo delle ONG nel Mediterraneo. La linea sottile tra soccorso umanitario e violazione delle normative sull’immigrazione sarà al centro di un processo che si preannuncia lungo e complesso, con implicazioni politiche e morali che travalicano i confini del tribunale di Ragusa.

