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Caso Martina Rossi, il padre: “Di tenerli in galera non mi interessa, giustizia è stata fatta e l’immagine di mia figlia è stata ripulita (ma non finisce qui)”

Pubblicato il 9 Ottobre, 2021

“Di tenerli in galera non mi interessa, quello che importa è che giustizia sia stata fatta e che l’immagine di mia figlia sia stata ripulita”. Così si è espresso Bruno Rossi, padre di Martina Rossi, in merito ai due trentenni aretini Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati a 3 anni, i quali chiederanno l’affidamento ai servizi sociali.
“La storia però non finisce qui, visto che a Genova è in corso il processo per gli amici di Albertoni e Vanneschi, che erano con loro in Spagna e che hanno raccontato un sacco di bugie“. Ha aggiunto: “Non ho ancora deciso, ma non è esclusa la causa civile“.
Come è noto, Martina Rossi era una studentessa 20enne, morta precipitando dalla terrazza di una camera d’albergo, a Palma di Maiorca, mentre cercava di sfuggire ai due. Ieri è stato loro notificato il decreto che prevede la sospensione della pena, in attesa che venga stabilita la modalità di espiazione della condanna.

Ora abbiamo 30 giorni per la richiesta dell’affidamento ai servizi sociali“, ha spiegato un difensore di Vanneschi, avvocato Stefano Buricchi. “Il decreto è arrivato con estrema puntualità – commenta Stefano Buricchi, difensore di Luca Vanneschi – dal momento che la Cassazione lo invia alla procura generale competente, per poi girarlo a quella di Arezzo e a sua volta al domicilio dell’assistito, in questo caso presso gli studi legali.

Ora abbiamo 30 giorni per la richiesta dell’affidamento ai servizi sociali, un provvedimento, per fare un esempio eclatante, del tutto simile a quello scelto anni fa da Silvio Berlusconi“. Sulla possibilità di scontare un anno di carcere propedeutico ai servizi sociali, cosi come ipotizzato, l’avvocato Buricchi è categorico: “E’ escluso categoricamente come riportato sul decreto che sospende la pena. L’affidamento in prova ai servizi sociali è la misura che farà poi espiare loro la condanna” (fonte: Ansa).

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