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Cgil e Filcams: appalto servizi Amt penalizza lavoratori, Comune lo riprogrammi

Pubblicato il 22 Giugno, 2020

La Cgil e la Filcams Cgil di Catania chiedono al Comune che venga riprogrammato l’ appalto dei Servizi Amt. La nuova gara a lotto unico, infatti, impoverirà i 58 lavoratori che dovranno fare i conti con un monte orario inferiore rispetto a quello standard delle 36 ore del passato. 

Ironia della sorte, tra loro ci sono anche quelli del “bacino prefettizio di salvaguardia” per i quali la Cgil si è battuta negli anni pur di trovare un nuovo, decoroso collocamento. Oggi è in ballo il futuro di decine di famiglie catanesi; per questo una delegazione di lavoratori, insieme al segretario generale della Camera del Lavoro, Giacomo Rota e alla segretaria provinciale della Filcams Cgil, Concetta La Rosa, stamattina sono scesi in piazza, per poi essere ricevuti dal vice sindaco Roberto Bonaccorsi che ha ascoltato la delegazione e ha fissato un nuovo incontro per venerdì alle 11.

L’Amt ha indetto una gara oramai per la quarta volta in 18 mesi,  ma con la formula “a lotto unico” (tutti i servizi sono stati racchiusi in un unico lotto), incrementando il servizio del lavaggio autobus che da 30 mezzi passa a 90, ma abbassando il totale del monte ore per gli altri servizi.

Il monte orario complessivo per chi lavora non garantirà dunque un reddito dignitoso, poiché andrebbe ben al di sotto dello stesso reddito di cittadinanza, oltre a prevedere  una mescolanza fra mansioni fino ad adesso svolte da persone diverse. Il bando fa riferimento, da un lato, all’incremento dei servizi dovuto all’emergenza sanitaria (santificazione dei bus), ma sembra che ad emergenza finita i servizi vengano nuovamente ridotti.

«Chiediamo al sindaco Pogliese e al presidente dell’Amt – spiegano  il segretario generale Giacomo Rota e la segretaria Concetta La Rosa- di assumersi le responsabilità politiche ed economiche di questo nuovo bando. Forse con questi tagli l’azienda pensa di evitare gli esuberi ma di certo non pone le condizioni per un lavoro di qualità, con buste paga che non permettano ai lavoratori di sopravvivere appena e cifre che si avvicinano al reddito di cittadinanza. Il rischio invece è che si arrivi a compromettere la qualità di vita di decine e decine di famiglie catanesi». 

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