« Torna indietro

Chiavari

Chiavari: cadavere trasportato in taxi e mutilato. Due indagati per l’efferato omicidio

Pubblicato il 31 Luglio 2023

La pm della Procura di Genova, Daniela Pischetola, ha disposto il decreto di fermo nei confronti di due cittadini egiziani Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel e Mohamed Ali Abdelghani per l’omicidio del 19enne Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla e per soppressione di cadavere.


La decisione del magistrato è stata presa nella tarda serata di ieri dopo l’interrogatorio durato oltre sei ore dei due cittadini egiziani fermati nella notte tra sabato e domenica dai carabinieri del Nucleo investigativo e dalla Compagnia di Chiavari.

Mahmoud è stato ucciso nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 luglio e gettato in mare. Il suo corpo, con testa e mani mozzate, è stato ritrovato nelle acque antistanti il porticciolo di Santa Margherita Ligure.

Chiavari

Mahmoud Abdalla, il giovane egiziano di 19 anni il cui corpo mutilato è stato trovato in mare davanti a S.Margherita Ligure il 24 luglio scorso, è stato ucciso dopo una lite con il suo datore di lavoro scatenata dal fatto che il ragazzo voleva lasciare il negozio di barbiere di Chiavari per lavorare in un altro esercizio commerciale. Lo si apprende dalle motivazioni del fermo per omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere nei confronti di Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, detto Bob, egiziano di 26 anni residente a Genova e di Mohamed Ali Abdelghani Ali, detto Tito, egiziano di 27 anni residente a Chiavari.

Prima l’hanno ucciso a coltellate spaccandogli il cuore in casa poi hanno messo il cadavere in una valigia e dopo averlo trasportato da Genova a Chiavari in taxi hanno smembrato il cadavere di Mahmoud Abdalla in spiaggia tagliando prima la testa e poi le mani. Subito dopo hanno gettato i resti in mare.

Durante i rispettivi interrogatori Ahmed “Bob” Abdelwahab e Mohamed Ali “Tito” Abdelghani si sono accusati l’un l’altro dello smembramento del cadavere.

E’ stato lo stesso tassista a confermare di aver iniziato la propria corsa a Genova, in zona Sestri Ponente e che erano saliti a bordo due ragazzi con due valige di cui una di grosse dimensioni particolarmente pesante.

Così pesante che lo stesso tassista aveva invitato i due clienti a metterla nel bagagliaio.

L’uomo non ha riconosciuto le foto di Abdelwahab e di Abdelghani ma l’individuazione del suo taxi è avvenuta in sede d’indagine con certezza e il testimone ha riconosciuto il punto in via Vado in cui ha recuperato i due, ovvero davanti a civico 40 dove vive Ahmed Abdelwahab.

Abdelwahab ha detto a uno dei dipendenti della sua barberia di Chiavari che il ragazzo era morto un’ora prima che venisse recuperata la prima mano mozzata sulla spiaggia di Chiavari. La testimonianza del dipendente è stata definita “significativa” dagli investigatori anche grazie alla ricostruzione puntuale di quanto accaduto.

Il testimone ha riferito che Abdelwahab e Abdelghani erano arrivati domenica pomeriggio a Chiavari e si erano fermati entrambi a dormire nell’appartamento dietro il negozio. Il lunedì successivo sarebbe stato giorno di riposo, ma “Bob” gli ha chiesto di andare a lavorare e il testimone si è recato alla barberia alle 15. Dopo avere effettuato due tagli ad altrettanti clienti, operazione per la quale ha impiegato circa 40 minuti, “Bob” gli ha comunicato la morte di Mahmoud. Dunque Bob ha rivelato che il ragazzo era morto un’ora prima che venisse ritrovata la prima mano mozzata su una spiaggia di Chiavari, mano che è stata recuperata dalla polizia giudiziaria solo dopo le 17.

Mahmoud “è caduto sul coltello. Io l’ho ferito una volta sola perché mi si è avventato contro. Altre ferite? gliele ha procurate Bob”. Queste in sintesi le dichiarazioni rese da Abdelghani. Secondo quanto affermato dall’uomo agli investigatori Mahmoud avrebbe litigato con Bob e li avrebbe minacciati di denuncia. Poi il ragazzo avrebbe afferrato un coltello. A quel punto, nel tentativo di disarmarlo, Tito si sarebbe tagliato una mano afferrando il coltello e la giovane vittima è caduta sulla lama procurandosi un taglio letale. Sempre secondo le dichiarazioni di Tito Mahmoud, pur ferito, gli si è avventato contro e Tito l’ha colpito con un fendente per difendersi. Poi è scappato e, ha detto “poteva anche essere stato Bob a procurargliele”.

Oltre alla grande conoscenza del territorio, sono stati i dati forniti dalle celle telefoniche incrociati con l’analisi delle immagini delle videocamere di sorveglianza a portare all’arresto dei due cittadini egiziani.

Tra i tanti passaggi che dimostrano l’accuratezza delle indagini quello relativo alla valigia scura “di grandi dimensioni” che la video sorveglianza mostra esser “portata sollevata e caricata sulle spalle: dalla posizione si evince che esso è molto pesante e non viene ragionevolmente trascinato con l’ausilio delle sue ruote per non fare rumore”. Sono le 3:07 del mattino.

La videosorveglianza li segue fino alla pista ciclabile lungo la sponda destra del fiume Entella poi, non essendoci più telecamere, i due scompaiono per ricomparire dopo 49 minuti. Dal punto dell’ultima ripresa alle 3:07 al luogo dove è stata trovata la prima mano mozzata c’è una distanza di circa 160 metri. Al ritorno, annotano gli investigatori, i due vengono riagganciati dalla telecamera alle 4:10. La valigia viene trasportata, a differenza del viaggio d’andata, con facilità: le immagini mostrano gli indagati mentre trasportano con cautela la valigia sollevata oltre il cancelletto pedonale, evidentemente per rientrare nella barberia. Anche in questa occasione la valigia viene tenuta sollevata per limitare i rumori, ma la posizione con cui viene sorretta dagli indagati (ben lontana dal baricentro e con un solo arto disteso), consente di capire come essa fosse, a quel punto, decisamente più leggera.