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Scandalo in Cina, in manette l’attore che interpretò il giovane Mao: “Andava a prostitute”. Sempre più lunga la lista nera di vip “oscurati” dal governo cinese

Pubblicato il 13 Settembre, 2022

Li Yifeng fino a pochi mesi fa era una celebrità non solo in Cina, ma anche a livello internazionale per la sua accorata interpretazione del giovane Mao nel film “Il pioniere”.

La sua stella però ha smesso di brillare e con ogni probabilità resterà offuscata per sempre dopo l’arresto per l’accusa di sfruttamento della prostituzione, per la quale dovrà scontare 15 giorni in carcere e pagare una multa di circa 700 euro.

La caduta di Li Yifeng e le ombre del governo cinese

Li Yifeng, noto con il nome d’arte Evan Li, è popolarissimo in tutta l’Asia ed era stato scelto dalla polizia cinese come testimonial per uno spot del Ministero della Sicurezza dello Stato.

Sabato sera avrebbe dovuto partecipare allo show in onda sulla Cctv in occasione della Festa di metà autunno, ma non si è presentato. Solo quando si è diffusa la notizia del suo arresto si è capito il motivo della sua assenza.

L’arresto dell’attore ha rapidamente fatto il giro del web su Weibo, popolarissimo social network cinese, e importanti brand come Sensodyne e Prada hanno subito rescisso i contratti di sponsorizzazione e inoltre gli sono stati ritirati tutti i premi.

Secondo i media di Stato il giovane attore avrebbe confessato e si sarebbe dichiarato colpevole, ma i fan insorgono sul web e chiedono a viva voce le prove delle accuse mosse nei confronti del loro idolo.

Li Yifeng, l’ultima vittima della scure “moralizzatrice” cinese

L’attore è solo l’ultimo di una lunga lista di vip e di personaggi ben in vista nello showbiz cinese che sono stati oscurati dal governo. Da mesi è in atto una sorta di campagna moralizzatrice nel mondo dello spettacolo ad opera del governo cinese, che ha messo nel mirino influencer, cantanti e attori che hanno un’eccessiva influenza sui giovani.

L’obiettivo è limitare quello che il governo cinese definisce “disordine sociale” e una delle prime “vittime” dell’opera di moralizzazione fu Li Yundi, uno dei pianisti più famosi in Cina, accusato ad ottobre anche lui di sfruttamento della prostituzione e che da allora non è stato più visto in pubblico.

Oscurate anche Zhu Chenhui (meglio nota come Cherie) e Lin Shanshan, influencer di successo che vendevano vestiti e cosmetici a pioggia durante le dirette online, accusate di evasione fiscale. Sul web non ci sono più loro tracce.

Non è andata meglio all’attore e cantante Kris Wu, arrestato addirittura per stupro, né a Zhang Zhehan, “reo” di essersi scattato un selfie davanti al santuario scintoista di Yasukuni in Giappone, responsabile dell’invasione cinese.

Nella lista nera, che comprende ben 88 celebrities cinesi, è finita anche l’attrice Zheng Shuang per un caso di maternità surrogata, accusata anche lei di aver evaso il fisco di circa 40 milioni di euro. Comportamenti decisamente poco “comunisti”.

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