Nell’ambito di articolate attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto accertamenti patrimoniali in materia antimafia, sottoponendo a sequestro a Noto attività commerciali, beni immobili e disponibilità finanziarie riconducibili a un noto esponente di un clan mafioso, per un valore di circa 3 milioni di euro.
Nel dettaglio, l’attività d’indagine, svolta dalle unità specializzate del GICO del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania, con il supporto dei militari della Tenenza di Noto, ha riguardato il profilo patrimoniale di Waldker Domenico ALBERGO – considerato il referente del clan Trigila operante in provincia di Siracusa – già condannato con sentenze definitive per associazione mafiosa nel 1993, nel 1994 e nel 2006 e, da ultimo, sulla base di indagini svolte sempre dal Nucleo PEF della Guardia di finanza di Catania, destinatario di misure di prevenzione relative alle sue attività commerciali.
In particolare, le investigazioni hanno consentito di accertare che il predetto ALBERGO – poiché gravato da numerosi precedenti penali e con la finalità di eludere la normativa in materia di prevenzione antimafia – ha intestato a familiari e conviventi diverse attività commerciali e beni immobili, acquisiti nel tempo in modo sproporzionato rispetto al profilo reddituale.
Per quanto sopra, in esito alla complessiva attività investigativa del Nucleo PEF della Guardia di finanza di Catania, su richiesta di questo Ufficio, il Tribunale di Siracusa ha disposto le seguenti misure reali:
– 4 esercizi commerciali attivi nel settore dei bar e della ristorazione, tutti avente sede a Noto;
– 3 fabbricati;
– un appezzamento di terreno,
– disponibilità finanziarie,
per un valore di circa 3 milioni di euro.
L’attività dei Finanzieri di Catania si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte da questa Procura e dalla Guardia di Finanza volte al contrasto sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale, e di partecipazione al capitale di imprese sane, anche profittando delle difficoltà legate al periodo di contrazione economica.
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