Classificato tre volte col codice verde nonostante le gravi condizioni: morto dopo 7 ore di attesa al pronto soccorso

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Nei pronti soccorso italiani per smaltire velocemente i pazienti e dare priorità a quelli più gravi si utilizza il sistema della triage, che classifica le persone secondo tre colori: verde, giallo e rosso.

Il codice verde indica una situazione non pericolosa, il giallo una situazione da attenzionare maggiormente e che quindi ha priorità sul verde e infine il rosso rappresenta una situazione decisamente critica che ha precedenza su tutte le altre.

Purtroppo però non sempre il sistema della triage funziona correttamente e c’è il rischio che gli infermieri classifichino in maniera errata alcuni pazienti. Evidentemente è quello che è successo all’ospedale San Luigi di Orbassano a Torino, dove un 63enne è morto per un aneurisma dell’aorta addominale dopo aver atteso invano per 7 ore per un controllo.

Classificato con codice verde nonostante le condizioni si facessero sempre più gravi

L’episodio risale al marzo del 2019, quando un 63enne in compagnia del figlio si era recato presso il pronto soccorso dell’ospedale San Luigi di Orbassano, dove l’infermiere 35enne di turno classificò l’uomo col codice verde, quindi a bassa priorità, per tre volte.

Le condizioni dell’uomo, che avvertiva dolori lancinanti all’inguine, però peggioravano sempre di più e nonostante le insistenze del figlio, il quale fece presente che il padre aveva subito da poco un’operazione di chirurgia vascolare, l’infermiere non ritenne opportuno classificarlo col codice giallo.

Infermiere condannato a 8 mesi di reclusione

Dopo 7 ore di attesa le condizioni del 63enne si aggravarono fino al decesso, che ha spinto il figlio dell’uomo a fare causa contro l’infermiere.

Durante il processo l’accusa è stata sostenuta dal pm Giovanni Caspani della procura di Torino, il quale ha accusato l’infermiere di negligenza poiché l’assegnazione di un codice giallo avrebbe ridotto il tempo di attesa e magari avrebbe salvato la vita dell’uomo, che invece ha dovuto attendere invano per 7 ore fino alla morte.

Il processo si è concluso con la condanna per l’infermiere 35enne a 8 mesi di carcere, con sospensione condizionale della pena, per omicidio colposo.

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Redazione Nazionale

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