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Cofferati

Cofferati: “La pace si difende anche inviando armi”

“Prendere parte è necessario. Non può esserci equidistanza e neutralità, perché in campo in questa guerra si fronteggiano l’aggressore Putin e gli aggrediti, il popolo ucraino.

Pubblicato il 7 Marzo, 2022

“Prendere parte è necessario. Non può esserci equidistanza e neutralità, perché in campo in questa guerra si fronteggiano l’aggressore Putin e gli aggrediti, il popolo ucraino. E la pace si difende anche inviando armi agli ucraini. La pace è un valore supremo. Quando viene messa in discussione, va conquistata”. Così Sergio Cofferati, nell’intervista rilasciata a la Repubblica.


“La pace quando viene messa in discussione, va conquistata. Bisogna fermare l’invasore. In Ucraina c’è una invasione violenta, distruttiva di una popolazione inerme. Perciò bisogna utilizzare tutti gli strumenti che la situazione sollecita: azione diplomatica, sanzioni di carattere economico e finanziario contro l’invasore. Al tempo stesso aiutare gli aggrediti con misure di soccorso e rafforzando la loro capacità di difendersi, quindi anche con l’aiuto militare, l’invio di armi – afferma l’ex segretario della Cgil -Un conto è ripudiare la guerra, perché non la promuovi, non la solleciti e non la giustifichi, ma qui la guerra c’è: la sta facendo Putin. Dobbiamo aiutare gli aggrediti in ogni modo, con gli strumenti di carattere politico e militare. Ed è una storia che conosciamo. Come mai non guardiamo al nostro passato? Ci saremmo mai liberati dai nazisti e dai fascisti senza l’uso delle armi? Chi ci aiutò in quegli anni non lo fece forse anche con gli strumenti militari? Io voglio la pace. Credo nel valore assoluto della pace e della democrazia, ma quando è attaccata va difesa in ogni modo. Se non si distingue tra aggressori e aggrediti, si rischia di compiere scelte errate e ideologicamente contorte”.

Sulla spaccatura nella manifestazione di piazza San Giovanni, da un lato la Cisl di Sbarra contro l’equidistanza, dall’altro la Cgil di Landini, risponde: “Sì. Però credo che sia la politica in primo luogo che deve farsi carico di questo tema. I partiti che sostengono il governo Draghi non sono né coesi, né efficaci. Ci sono problemi datati, ma non risolti. Ad esempio, la funzione della Ue, perché le azioni di contrasto sul piano economico e finanziario per fermare l’aggressore Putin sono arrivate in ritardo e non sono state egualmente condivise? Una volta risolta, mi auguro prestissimo, questa crisi si dovrà promuovere una riflessione sui Trattati. Indispensabile è una difesa comune europea e che le istituzioni sui grandi temi possano decidere a maggioranza, non all’unanimità”.

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