« Torna indietro

Com'è cambiata la comunicazione

Com’è cambiata la comunicazione post Covid-19: la psicologa risponde

Com’è cambiata la comunicazione dopo la quarantena? La psicologa Rosa Perfido ci dà consigli comportamentali per ritrovare una parvenza di normalità.

Pubblicato il 13 Giugno, 2020

Dopo aver analizzato le relazioni personali pre e post Covid-19, questa settimana con la dottoressa e psicologa Rosa Perfido abbiamo parlato di com’è cambiata la comunicazione dopo la quarantena.

Cosa si intende per relazioni interpersonali?

“Una relazione personale nasce e si alimenta con la comunicazione. Oggi le relazioni interpersonali sono cambiate in termini di distanza fisica, ma anche dal punto di vista comunicativo.

Basandoci sui sistemi rappresentazionali di Bandler e Grinder, prima del lockdown si potevano individuare tre tipologie di persone in riferimento alla comunicazione: visive, auditive e cinestetiche.

La persona visiva parla in modo veloce e muove le braccia e le mani mentre parla.

La persona auditiva modifica molto il tono della voce in base alla situazione e ha pochi movimenti.

La persona cinestetica parla lentamente, ma ha bisogno del contatto fisico quando parla (toccare, avvicinarsi ecc.)”.

Com’è cambiata la comunicazione in questa fase?

“Il lockdown ha provocato un cambiamento del proprio sistema rappresentazionale. Il visivo ed il cinestetico sono state le persone maggiormente penalizzate, sia per le misure restrittive sia perché la comunicazione è diventata sempre più virtuale.

Parlare attraverso uno schermo per mantenere una relazione o salutare solo da lontano un amico o un conoscente, hanno costretto i cinestetici a perdere il contatto tattile della relazione. il visivo invece ha dovuto ridurre gli ampi movimenti delle braccia e delle mani.

La persona auditiva invece non è stata penalizzata più di tanto, poiché ha rafforzato le relazioni virtuali, quindi le sue relazioni sociali vanno di pari passo con le misure di sicurezza nazionali”.

Quali sono le conseguenze per visivi e cinestetici?

“Si potrebbe parlare di “solitudine relazionale”, in quanto c’è una sorta di indebolimento della relazione reale. Tale condizione spinge visivi e cinestetici a continuare a rifugiarsi in una relazione virtuale piuttosto che reale”.

Quindi come affrontare questa situazione?

“Una soluzione è l’adattamento sociale, fare ricorso alla cosiddetta resilienza ed empatia. Tutti gli esseri sociali sono in grado di adattarsi e modificare la loro comunicazione. Cambiare il proprio sistema rappresentazionale è quasi impossibile, ma si può modificare il proprio modo di rapportarsi al sistema rappresentazionale degli altri.

Un cinestetico ad esempio, se sa che una persona preferisce non essere toccata, deve lavorare su se stesso e limitare per quanto possibile il contatto fisico, sostituendo magari una carezza o una pacca sulle spalle con un sorriso”.

About Post Author