Pubblicato il 28 Giugno 2025
Al centro dell’inchiesta una fitta rete di affari e favori nel Trapanese
Si è concluso con una condanna pesante il processo contro Giovanni Lo Sciuto, ex deputato regionale di Forza Italia, riconosciuto colpevole di corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Artemisia”. Il tribunale di Trapani ha inflitto all’ex parlamentare 12 anni di reclusione, riconoscendolo come figura centrale in un sistema clientelare che avrebbe influenzato politica e amministrazione locale.
Un sistema occulto di potere
Secondo l’accusa, Lo Sciuto guidava una struttura affaristica radicata nel territorio, sostenuta da rapporti stretti con esponenti delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Al centro dell’indagine, condotta dai Carabinieri, era emersa anche l’ipotesi dell’esistenza di una loggia massonica segreta denominata “Hypsas”, creata per alterare gli equilibri politici e amministrativi della provincia di Trapani.
Tuttavia, i giudici hanno escluso l’esistenza di un’associazione massonica a scopi illeciti, respingendo quella parte della ricostruzione accusatoria.
Le altre condanne e le assoluzioni
Oltre a Lo Sciuto, sono stati condannati diversi altri imputati. Tra i nomi più rilevanti:
- Paolo Genco, presidente dell’ente di formazione Anfe, condannato a 8 anni
- Salvatore Giacobbe e Rosario Orlando, 7 anni ciascuno
- Giuseppe Angileri, Salvatore Passanante, Salvatore Virgilio e Vincenzo Giammarinaro, 6 anni ciascuno
- Isidoro Calcara, 4 anni
Assolti sei imputati, tra cui l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, il commercialista Gaspare Magro, Luciano Perricone e Tommaso Geraci.
Accuse ridimensionate ma scambi illeciti confermati
Il tribunale, presieduto dal giudice Franco Messina, ha ridimensionato le contestazioni più gravi, come i presunti tentativi di influenzare elezioni e nomine pubbliche. Tuttavia, ha riconosciuto l’esistenza di scambi di favori e accessi indebiti a informazioni riservate, favoriti da rapporti tra Lo Sciuto e membri delle forze dell’ordine, in cambio di assunzioni e vantaggi economici.
Le prossime mosse legali
Le difese hanno già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, mentre la Procura attenderà il deposito delle motivazioni per valutare eventuali impugnazioni. Fonte Ansa