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La Consulta annulla il decreto Salvini sui taxi e gli Ncc: ecco cosa cambia

Pubblicato il 4 Novembre 2025

La decisione della Corte costituzionale

La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi tre punti fondamentali del decreto emanato da Matteo Salvini nell’ottobre 2024, quando era ministro dei Trasporti. Il provvedimento aveva introdotto restrizioni severe per i servizi di noleggio con conducente (Ncc), con l’obiettivo di limitare la concorrenza nei confronti dei tassisti.

Il ricorso era stato presentato dalla Regione Calabria, e la Consulta ha stabilito che lo Stato non ha competenza diretta in materia di trasporto pubblico locale, che spetta invece alle Regioni.

I punti bocciati del decreto

Con la sentenza n. 163, di oggi, 4 novembre, la Corte ha annullato tre delle norme principali contenute nel decreto Salvini:

  • L’obbligo di attendere almeno 20 minuti tra la prenotazione e l’inizio della corsa, giudicato “sproporzionato” rispetto all’obiettivo di tutelare i taxi. La Consulta ha ricordato che una misura simile era già stata dichiarata incostituzionale nel 2020.
  • Il divieto di contratti tra Ncc e intermediari come hotel o agenzie di viaggio, ritenuto lesivo della libertà economica e contrario alla possibilità di garantire servizi efficienti e trasparenti ai clienti.
  • L’obbligo di utilizzare esclusivamente la piattaforma digitale del ministero per la gestione del foglio di servizio elettronico, che imponeva un vincolo ingiustificato e centralizzante.

Le motivazioni della Consulta

Secondo la Corte, le regole introdotte dal decreto non solo limitavano la concorrenza, ma rappresentavano anche un’ingerenza dello Stato in una materia di competenza regionale. In particolare, l’imposizione di tempi minimi di attesa e di piattaforme obbligatorie avrebbe comportato “un aggravio organizzativo” per gli operatori, ostacolando la libertà d’impresa.

Le reazioni politiche e del settore

Il ricorso era stato promosso dalla Regione Calabria, guidata da Roberto Occhiuto (Forza Italia), che ha commentato la decisione definendola una “sacrosanta battaglia liberale” a favore di più concorrenza e più mercato.

Anche i deputati forzisti che avevano presentato una proposta di legge per riformare il settore hanno salutato la decisione come “la fine di regole confuse, inefficaci e ingiuste” volute dal ministro leghista.

A esultare sono state anche le imprese Ncc e le associazioni dei consumatori. Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha attaccato Salvini chiedendone le dimissioni, accusandolo di aver agito “per favorire la lobby dei tassisti, ignorando i principi costituzionali”.

Cosa succede ora

La sentenza potrebbe avere ripercussioni anche sulle norme successive introdotte dal ministero dei Trasporti, qualora invadano nuovamente le competenze regionali. In sostanza, le Regioni tornano al centro della regolazione dei servizi di trasporto con conducente, aprendo la strada a un mercato più aperto e competitivo tra taxi e Ncc.

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