Il Giappone vuole essere la prima nazione al mondo ad andare a idrogeno. Con l’Australia ha appena siglato un consorzio per produrlo dalla lignite: un vettore spedirà il carburante per 9mila chilometri dal Paese dei canguri a Kobe, dove una centrale elettrica alimenterà gli edifici comunali. Un progetto da mezzo miliardo di dollari australiani che pone il Paese nipponico all’avanguardia.
Anche l’Italia vuole portare l’idrogeno a soddisfare il 2% del suo fabbisogno. Dieci miliardi di euro di investimenti con il settore privato faranno il resto, a cui si aggiungono i 2 stanziati nel Recovery Plan. Tenaris, Edison e Snam hanno inoltre previsto un progetto in partnership per introdurre il carburante nell’acciaieria di Tenaris a Dalmine. L’aspettativa lombarda di avere in 2 anni la prima ferrovia con treni a idrogeno si chiama H2iseO.
Si muove anche l’Olanda, sull’idrogeno “blu” per il porto di Rotterdam e sul progetto NortH2 che utilizzerà i venti del Mare del Nord per avere idrogeno per porti e industrie. In Germania 9 miliardi di euro investiti serviranno a delocalizzare la produzione nei paesi del Golfo e in Nord Africa sfruttando l’energia solare.
L’Arabia Saudita, dal canto suo, costruirà il più grande impianto per l’idrogeno verde al mondo con gli americani e un investimento di 5 miliardi di dollari: alimenterà la città che sta sorgendo dal nulla, Neom, al confine con l’Egitto e la Giordania. In Scozia alcune case saranno le prime ad essere riscaldate con idrogeno ecologico. Si tratta di abitazione di Fife che avranno boiler, termosifoni e fornelli autonomi alimentati solo con il carburante del futuro.
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