Parlare di interattività sulla mozzarella di bufala poteva sembrare fino a poco tempo una enormità. E invece in Campania hanno puntato tutto su questo, sui concetti guida di formazione e innovazione, e adesso sono già a buon punto del progetto ideato dalla società Fomamentis. Sono state “diplomate” le prime due donne casare, ma anche un giovane indiamo e uno israeliano stanno frequentando la formazione del Consorzio allo scopo di avere quelle informazioni che li fanno esperti di un know-how tutto italiano.
La soddisfazione di poter insegnare come fare una mozzarella in modo eccellente e rispettando i protocolli è grande, anche perché in tutto il mondo copiano e male. Spiega, in un’intervista a Repubblica, il presidente del Consorzio, Domenico Raimondo, che “formazione è per noi la parola d’ordine per rafforzare il ruolo da protagonisti della mozzarella di bufala campana Dop nel panorama dell’agroalimentare di eccellenza del Paese”.
Ricerca, innovazione e giovani: su questo si basa il futuro non solo della bufala ma di tutto il comparto d’eccellenza dell’enogastronomia italiana, dalla quale dipende in modo consistente il nostro Pil. Corsi per casari, innovazione tecnologica nel settore lattiero-caseario, benessere animale e biosicurezza delle aziende agricole, i corsi previsti hanno in comune il rispetto dei disciplinari e, ovviamente, come finalità l’allargamento dei mercati. Tramite la conoscenza.
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