Pubblicato il 1 Febbraio, 2023
Ieri in Aula ha attaccato il Pd riferendo della visita fatta da alcuni parlamentari dem all’anarchico Alfredo Cospito, condannato al 41 bis in carcere a Sassari, e di intercettazioni ambientali in carcere di alcuni dialoghi dell’anarchico Alfredo Cospito e con boss di Cosa Nostra.
Il Partito Democratico ha chiesto al parlamentare di Fratelli d’Italia di dimettersi dal ruolo di vicepresidente del Copasir in quanto, a dir loro, per finalità politiche avrebbe rivelato informazioni coperte da segreto.
E ha esteso la richiesta di dimissioni anche al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro.
Donzelli non intende fare alcun passo indietro in quanto, a dir suo, le informazioni erano nella disponibilità di qualsiasi parlamentare. La posizione dei due parlamentari viene però blindata da Matteo Salvini. “Non penso che si possano mettere in discussione incarichi così importanti per una polemica parlamentare di un pomeriggio”: afferma il vicepremier e ministro delle Infrastrutture.
“Conto che finisca il tutto con una stretta di mano – aggiunge – Tutti contribuiscano a non accendere il clima e a stemperare i toni”.
Questa mattina il Pd. oltre a reiterare la richiesta di dimissioni, estendendole anche al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, ha chiesto un intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“Abbiamo avuto conferma che l’on. Donzelli non ha avuto accesso agli atti presso il Ministero come aveva goffamente provato a giustificarsi in aula. La rivelazione deriva, per sua stessa ammissione, dall’on. Delmastro Delle Vedove, che, in qualità di sottosegretario alla giustizia con delega al Dap, ha accesso a informative coperte da segreto. Ne ha svelato il contenuto perché il collega Donzelli potesse usarle strumentalizzandole contro il Pd. Dunque, non c’è più solo un problema Donzelli che non può restare secondo in più in un ruolo delicato come il Copasir (la sicurezza degli italiani è in pericolo se il vice presidente del Copasir è un divulgatore di notizie riservate e facendolo non si rende nemmeno conto di avere commesso un illecito). C’è anche un caso Delmastro Delle Vedove che non può restare un secondo di più al Ministero. La presenza di un soggetto che rivela le informazioni più riservate e delicatissime per la lotta alla mafia e al terrorismo non può rimanere un secondo in più a via Arenula. Se però la presidente Meloni non interviene allora c’è un caso Meloni perché, visti i rapporti che ha con i due, se non li invita alle dimissioni, siamo autorizzati a pensare che abbia approvato o tollerato il piano e la strategia dei due esponenti di Fratelli d’Italia”, afferma Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera.
E a sostegno dei due parlamentari interviene il fuoco di fila della maggioranza. “Sulla segretezza o meno delle citazioni dell’onorevole Donzelli, a leggere i verbali d’aula, mi pare che non vi è alcun virgolettato e quindi non vi è alcun passo che è stato preso da questa o da quella relazione. Vi può essere un’esemplificazione di quelle che sono informazioni acquisite per le vie brevi per le quali non vi è alcun elemento di segretezza. Le informazioni sono diverse dalle intercettazioni”, ha detto Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, entrando a Montecitorio.
Più duro il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè: “Spetterà al Giurì d’onore stabilire se e quanto le espressioni di Donzelli siano andate fuori dal seminato. Non è una commissione a cui si ricorre spesso, a dimostrazione di quanto sia stata grave l’iniziativa di Donzelli, che ha sporcato un importante momento di condivisione nella lotta alla mafia”.