Pubblicato il 7 Agosto, 2021
Nel mondo del lavoro, sono soprattutto i lavoratori autonomi a essere colpiti dalle conseguenze economiche del Coronavirus. Nel lasso di tempo che intercorre tra febbraio 2020 (mese che precede l’avvento della crisi pandemica) e giugno di quest’anno, il nostro Paese ha perso 470mila occupati; di questi, ben 378mila (pari a oltre l’80 per cento del totale) sono lavoratori indipendenti: lo si legge in una nota Cgia (L’Associazione Artigiani e Piccole imprese Mestre).
In questi 16 mesi, in sintesi, il numero totale delle partite Iva presenti in Italia è diminuito mediamente di 776 unità al giorno. Ad aver subìto gli effetti più negativi dalla crisi innescata dalla pandemia sono stati prevalentemente i piccoli commercianti, gli esercenti, i collaboratori e tantissimi liberi professionisti. Tra i lavoratori dipendenti, invece, il numero complessivo degli occupati è sceso di “sole” 92mila unità. A sottolinearlo, in particolare, è l’Ufficio studi della Cgia.
Lavoratori autonomi: coinvolgere l’opinione pubblica e la politica su questo dramma sociale ed economico
Se otto persone su dieci che hanno perso il lavoro hanno partita Iva, non si capisce come mai non sia ancora emersa nel Paese una particolare attenzione in grado di coinvolgere l’opinione pubblica e la politica su questo dramma sociale ed economico. Se le crisi aziendali della Gkn, di Whirlpool, della Logista Italia, della Gianetti Ruote, e altre che drammaticamente si aggiungono, sono state giustamente poste all’attenzione dell’opinione pubblica da parte dei media, poco interesse o quasi nessuna attenzione, invece, hanno provocato le centinaia di migliaia di piccolissime attività che, nel silenzio più totale, hanno chiuso definitivamente la saracinesca. Drammi che nessuno ha potuto raccontare, vite lavorative spezzate che, pare, non abbiano alcuna dignità, nemmeno quella di essere raccontata.
About Post Author
