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Cts e restrizioni: vaccino tra i parametri (e Sicilia divisa in quattro fasce di rischio)

Pubblicato il 5 Agosto, 2021

Il Comitato tecnico scientifico ha elaborato un parere, sulla base del quale la Sicilia, che rischia di ritrovarsi in giallo, resterebbe divisa in effetti in quattro fasce di rischio. Il dato importante è il fatto che via via è destinata a pesare in tutta Italia la percentuale di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale, che assume la sua importanza accanto al numero dei contagi.

Ecco come valutare lo scenario epidemico a livello locale e stabilire eventuali restrizioni. Sotto la lente ci sono le regioni che rischiano di tornare in giallo: proprio come la nostra isola, di là dal mare. Questi i parametri: sono da collocare in zona ad alto rischio i comuni e le province in cui è elevato l’indice di contagio (maggiore di 250 casi su centomila abitanti), ma la copertura vaccinale è inferiore al 70 per cento di tutta la popolazione o inferiore all’80 per cento della popolazione over 60.

Il Cts: “l’unico parametro di riferimento è la vaccinazione completa”

Queste le parole del Comitato tecnico scientifico: “l’unico parametro di riferimento scientificamente attendibile per la limitazione della circolazione e della diffusione del virus, e soprattutto per il contenimento dei suoi effetti negativi sulla salute del singolo e della collettività, è la vaccinazione completa (doppia dose o monodose secondo vaccino somministrato)”.

Fotografiamo ora la situazione attuale, sulla scorta del monitoraggio dei dati. E’ possibile immaginare uno schema di valutazione decisionale che si adatti dinamicamente a una serie di parametri tra i quali: l’incidenza cumulativa settimanale, la percentuale di vaccinati sulla popolazione generale e a rischio, il rapporto tra contagi-ospedalizzazione-posti letto dei soggetti Covid-19 positivi e l’andamento dei ricoveri, in relazione alle pubblicazioni casistiche nazionali e internazionali.

Ma consideriamo i dettagli. Il modello proposto dal Comitato, oltre alla zona ad alto rischio, prevede il medio rischio (maggiore di 150, ma inferiore a 250 contagi ogni centomila abitanti, con una copertura vaccinale inferiore al 70 per cento di tutta la popolazione o inferiore all’80 per cento degli over 60; il basso rischio (tra 150 e 250 contagi ogni centomila abitanti con una copertura vaccinale maggiore del 70 per cento di tutta la popolazione o maggiore dell’80 per cento degli over 60, ovvero da 50 a 150 contagi per centomila abitanti con una copertura vaccinale superiore al 60 per cento della popolazione o al 70 per cento per gli over 60); il bassissimo rischio (inferiore ai 50 contagi per centomila abitanti e una copertura vaccinale maggiore del 70 per cento).

Ecco che i provvedimenti restrittivi possono scattare nei comuni nei quali, al superamento della soglia stabilita di casi settimanali in rapporto alla popolazione residente, si dovesse anche registrare una scarsa partecipazione della popolazione alla campagna vaccinale.
E’ inoltre possibile che si creino difficoltà delle operazioni di contact tracing da parte del dipartimento di Prevenzione dell’Asp competente: sono numerosi, per esempio, i focolai di minime dimensioni presenti nelle province siciliane, come detto. Il Comitato conferma “la necessità, qualora si rilevino condizioni di rischio aumentato, di introdurre ulteriori misure di contenimento”.

Il Cts: “La curva epidemica è sostenuta attualmente dalle fasce d’età giovanili”

“La progressiva estensione della campagna vaccinale ha determinato una riduzione dell’ospedalizzazione, sebbene in uno scenario di diffusione crescente dei contagi. Inoltre, la Sicilia attualmente è tra le regioni con casistica giornaliera e tassi di incidenza settimanale più alti (ad oggi supera i 95 casi su centomila abitanti) sebbene permanga nella fascia più a basso rischio con rifermento all’occupazione dei posti letto”. E’ quanto emerge, appunto, dal parere elaborato dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid in Sicilia.

Ma c’è di più. “La curva epidemica – scrive il Comitato – è sostenuta attualmente dalle fasce d’età giovanili, sia per la maggiore propensione alla mobilità e ai contatti interpersonali, sia perché tra i ragazzi si registrano attualmente i più bassi livelli di copertura vaccinale“.
Ecco perché “è necessario accelerare i tempi per raggiungere un’elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus, sostenute da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità e anche a causa della presenza di focolai causati dalla variante virale delta in Italia e delle attuali coperture vaccinali”.

La scelta da fare, è palese da tempo: “è opportuno rispettare misure e comportamenti per limitare l’ulteriore diffusione della circolazione virale. Ad oggi il vaccino è l’unica arma efficace nella lotta contro la pandemia da Sars-CoV-2, grazie alla riduzione della contrazione/trasmissione del virus, dello sviluppo di sintomaticità e/o malattia, della riduzione dell’ospedalizzazione e della mortalità ma, soprattutto, grazie al potenziale sviluppo di un’immunità di gregge“. (fonte: Adnkronos)

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