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Cucchi

Stefano Cucchi: il pg chiede la conferma della condanna dei carabinieri

Pubblicato il 4 Aprile, 2022

Le condanne a 13 anni di reclusione per i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per omicidio preterintenzionale. E’ quel che ha chiesto il sostituto pg della Cassazione Tomaso Epidendio, sollecitando il rigetto dei ricorsi degli imputati per il pestaggio della sera del 15 ottobre del 2009, quello che ha causato la morte di Stefano Cucchi.

Per il magistrato devono essere confermati anche i 4 anni di reclusione inflitti in appello al maresciallo Roberto Mandolini per la compilazione del falso verbale di arresto di Cucchi, mentre va annullata con rinvio, limitatamente al trattamento sanzionatorio, la condanna a due anni e mezzo per falso del carabiniere Francesco Tedesco.

Per Epidendio, dunque, è corretto parlare della sussistenza dei “futili motivi” legati al pestaggio.

Quanto alla posizione di Tedesco, secondo il magistrato, nella sentenza di appello manca una valutazione della richiesta di attenuanti generiche: per questo su questo punto chiede venga celebrato un appello-bis, per riesaminare il trattamento sanzionatorio. 

Secondo la ricostruzione del pg, a Stefano Cucchi fu fatta subire una “severa punizione corporale, di straordinaria gravità perché per i carabinieri aveva avuto un comportamento strafottente”. È quella che, secondo il sostituto pg di Cassazione Tomaso Epidendio, venne inflitta dai carabinieri a Stefano Cucchi “per il suo comportamento strafottente”.

Nella sua requisitoria, il magistrato ha sottolineato che “tutto è drammaticamente grave, ma concettualmente semplice: eliminiamo gli schiaffi, le spinte e i calci, quindi domandiamoci se ci sarebbero state la frattura della vertebra e la lesione dei nervi. La risposta è palesemente negativa”.

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