Se l’anno che sta terminando ci ha portato come sempre anglicismi a iosa come food compromise o climate change, streetwear o, attenzione, coronavirus (sì, è un composto del corona inglese con il latino), quest’anno dovremo aspettarci il salto di qualità di termini come spike o spillover, che del virus sono figli. E di tanti altri termini che hanno a che fare con il virus: lockdown, distanziamento sociale che è derivato dall’inglese (calco di nuova clonazione, così si chiama tecnicamente).
Una rivoluzione: di droplet (goccioline), contact tracing, recovery plan, e come appena avvenuto V-day, il giorno dello sbarco dei vaccini. I no mask saranno forse sempre più importanti, ma non da meno saranno i no dad, i contrari alla didattica a distanza. Resistono i trend, gli screening, le app.
Poco rimane agli altri Paesi, colonizzano la nostra lingua solo in parte. Se i capannoni fuori dagli ospedali sono i francesi triage, comportamenti scellerati sono quelli imparati dalla spagnola movida. Vogliamo dimenticare ci sa consentito per qualche giorno i mes, dpcm, dpi.
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