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Delitto di Garlasco, parla Alberto Stasi dal carcere: “Ho la coscienza leggera”

Pubblicato il 24 Maggio, 2022

“Ho deciso di parlare per dare un senso a questa esperienza, perché certe cose non dovrebbero più accadere. Se una persona vive delle esperienze come quella che ho vissuto io questa deve essere resa pubblica, a disposizione di tutti, e visto che ho la possibilità di parlare lo faccio, così che le persone capiscano, possano riflettere e anche decidere, se il sistema che c’è va bene oppure se è opportuno cambiare qualche cosa”.

Così Alberto Stasi questa sera in una puntata del programma Le Iene che torna a occuparsi del delitto di Garlasco.

delitto

A sette anni dalla condanna definitiva (12 dicembre 2015) per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi parla dal carcere di Bollate. La 26enne venne trovata morta dall’allora fidanzato nell’agosto del 2007 nella casa di famiglia a Garlasco in provincia di Pavia.

Da subito iscritto nel registro degli indagati è stato giudicato innocente per due volte e poi condannato a sedici anni di carcere. “Quando mi chiedono se ho ucciso io Chiara penso che non sanno di cosa stanno parlando. Nell’immaginario comune un innocente in carcere è un qualcuno che soffre all’ennesima potenza. Per me non lo è, semplicemente perché la mia coscienza è leggera. Alla sera quando mi corico io non ho nulla da rimproverarmi. Certo, ti senti privato di una parte di vita perché togliere la libertà a una persona innocente è violenza, però non hai nulla da rimproverarti, l’hai subita e basta, non è colpa tua”.

Alberto Stasi attacca i giudici e anche i Ris di Parma che erano a suo avviso mitizzati all’epoca: “La sera la gente guardava la televisione e li vedeva risolvere i delitti più complicati nel tempo di un episodio. Scoprire che in realtà le persone venivano portate in carcere sulla base di test che non distinguevano il sangue da una barbabietola, illuminava una situazione che si pensava diversa. Ecco perché dico che quel momento fu come un punto di non ritorno: non si trattava più di svolgere un’indagine ma si trattava di salvare la propria carriera, la propria reputazione. Questo poi ha comportato tutta una serie di conseguenze, di inerzie, di incapacità di tornare indietro”.

Stasi ha ora 38 anni, saranno 39 ai primi di luglio, ne aveva 24 al momento del delitto e puntava a una carriera in azienda dopo la laurea alla Bocconi: “Certe cose non le puoi metabolizzare se non le vivi. Se hai la fortuna, o sfortuna, di vivere certe esperienze, acquisisci degli strumenti che puoi mettere a disposizione e io voglio fare questo”.

Da anni lavora per un call center all’interno del carcere e, scontato un terzo della pena, potrebbe essere ammesso al lavoro esterno. 

Quotidiano.net riporta le parole della madre di Chiara Poggi: “Vedrò la trasmissione. Sentirò. A parte la mia convinzione, sono gli atti che parlano. Ci sono gli atti e sono chiari”.

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