Pubblicato il 28 Giugno 2025
Una valutazione preoccupante sulla capacità militare italiana
«Se fossimo attaccati oggi, non saremmo in grado di difenderci». È questo il drammatico monito del generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e consigliere militare di tre presidenti del Consiglio, che lancia l’allarme sulla fragilità del sistema difensivo italiano. Presidente della Fondazione Icsa, Tricarico sottolinea come l’Italia sia carente non solo in uomini ma anche in strumenti, capacità e strategie nei settori cruciali: difesa aerea, ambito cibernetico ed esercito.
Personale insufficiente e crisi di vocazioni
«Il numero attuale di militari non è sufficiente», afferma Tricarico. Alla base di questa carenza vi sarebbe una profonda crisi vocazionale: il mestiere delle armi oggi attira sempre meno giovani. Le sfide emergenti nei domini spaziale e cyber richiedono competenze nuove, ma l’Italia è rimasta indietro. Inoltre, mancano anche i sistemi di difesa antiaerea di corto, medio e lungo raggio. In caso di un attacco simile a quello dell’Iran contro Israele, l’Italia non sarebbe in grado di proteggere né cittadini né infrastrutture.
Recuperare risorse umane dalla riserva
Per Tricarico, è urgente riattivare le risorse della riserva militare. «Senza arrivare al modello israeliano, dovremmo almeno poter richiamare chi ha lasciato il servizio da pochi anni. Anche io potrei ancora essere impiegato in ruoli direttivi». Secondo il generale, istruttori di volo potrebbero servire fino ai 75 anni, liberando così i giovani per incarichi operativi.
Critiche all’operazione “Strade Sicure”
Quasi 7.000 militari oggi sono impiegati nell’operazione “Strade Sicure”, pensata inizialmente per emergenze. «È ora di tornare seri – dice Tricarico – questa misura, nata trent’anni fa come eccezione, è diventata la norma». Secondo il generale, la sicurezza pubblica deve tornare a essere gestita dalle forze di polizia, mentre quei militari vanno riportati nei ranghi operativi per rafforzare un esercito ormai in difficoltà.
Grave ritardo nella difesa cibernetica
Il settore più arretrato? Il cyber. Secondo Tricarico, la situazione in Italia è «gravemente compromessa»: mancano specialisti e si è dovuto abbassare il livello di accesso alle selezioni, passando da profili con laurea universitaria a semplici diplomati tecnici. «Bisogna intervenire subito», dichiara il generale, consapevole che ospedali, reti energetiche e infrastrutture critiche sono vulnerabili ad attacchi informatici.
L’Italia dovrebbe reclutare hacker esperti
Tricarico propone una visione pragmatica: «La Russia ha arruolato criminali informatici. Noi dovremmo almeno assumere hacker competenti», ma la burocrazia e la cultura nazionale ostacolano una simile strategia. Il generale lancia un appello a chi chiede più fondi per sanità o istruzione a discapito della difesa: «Gli ospedali possono collassare se attaccati digitalmente. La sicurezza informatica è anche sicurezza civile».
Armamenti: depositi vuoti, scorte insufficienti
Un altro nodo critico riguarda le scorte di armamenti, che il generale definisce «drammaticamente inadeguate». «I granai sono vuoti», denuncia Tricarico. Molte unità aeree assegnate alla NATO non dispongono delle dotazioni minime e, in occasione delle ispezioni, si ricorre a soluzioni di emergenza per “far quadrare i conti”. Mancano missili, bombe, proiettili e materiali bellici di consumo. Serve, secondo il generale, una pianificazione seria delle scorte minime necessarie.
Esercito in difficoltà, Marina con ambizioni fuori misura
In chiusura, Tricarico distingue la situazione delle diverse forze armate: «L’esercito è la componente più in difficoltà», mentre la Marina, pur dotata di risorse, sembra mirare troppo in alto, con progetti come una portaerei a propulsione nucleare che, secondo il generale, «non rappresenta affatto una priorità» per l’attuale situazione italiana.