Otto autisti dell’Amat, l’azienda pubblica di trasporto locale della cittadina pugliese, sono stati accusati dalla Procura di Taranto di violenza sessuale aggravata per aver agito su una persona sottoposta a limitazioni della libertà personale e per aver commesso il fatto in qualità di incaricati di pubblico servizio.
Hanno fra i 40 e i 62. Secondo gli inquirenti si appartavano in zona isolate, nei pressi dei capolinea, chiudevano le porte e, approfittando di un suo lieve deficit psichico, ne abusavano. Le violenze sarebbero iniziate nell’ottobre del 2018 per andare avanti fino all’aprile 2020. Fino a quando lei, che oggi ha 22 anni, ha deciso di denunciare tutto.
La giovane era un’assidua frequentatrice dei mezzi pubblici. Li usava per andare dalla madre o dalla nonna, ma anche solo per passare il tempo.
Le violenze, ancor più dettagliatamente, sarebbero avvenute sui bus che venivano parcheggiati sotto un cavalcavia nei pressi del capolinea al porto mercantile o nei pressi di una delle portinerie dell’ex Ilva. Qui, sempre stando a quanto ricostruito dalla pubblica accusa, gli autisti chiudevano le porte del mezzo e approfittavano della “estrema vulnerabilità” della ragazza il cui disagio mentale era evidente e “noto”, così come sottolinea la Procura
Oggi il Gip ha deciso che per gli autisti, nel frattempo tutti sospesi dal servizio, dovranno affrontare un processo in piena regola. Tutti rinviati a giudizio e il processo comincerà in luglio.
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