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Il docente dello sciopero contro la dad: “Bianchi discrimina gli studenti”

Pubblicato il 20 Febbraio, 2022

“Non c’è un unico movimento studenti, ma Bianchi ne riceve solo uno, quello della maggioranza parlamentare che ha accettato la discriminazione dei compagni non vaccinati”. Così Saverio Mauro Tassi, professore di filosofia presso il liceo Einstein di Milano, noto per aver sfidato il governo con lo sciopero bianco contro la dad ai non vaccinati.

“Trovo scandaloso ed inaccettabile che Bianchi non riceva i rappresentanti degli studenti che gli chiedono di revocare l’articolo 4 del decreto legge che discrimina gli studenti vaccinati dai non vaccinati – scrive sui social – Abbiamo chiesto al ministro un confronto pubblico lo scorso 8 febbraio, più volte sollecitato una sua risposta. Ma silenzio. Ha incontrato soltanto gli studenti della maggioranza parlamentare. Gli studenti sudditi, che hanno accettato la violazione della Costituzione e la discriminazione dei loro compagni”.

 “E’ una cosa indegna. Non c’è un unico movimento degli studenti – commenta riferendosi alle recenti manifestazioni degli studenti – Quello che ha manifestato ieri potrà anche essere il numericamente più ampio, ma è uno. In modo assolutamente strumentale agita le bandiere della maturità troppo difficile o dell’alt alla scuola lavoro quando c’è una ferita che sanguina, che è l’eguale diritto allo studio. Eppure Bianchi lo riceve, addirittura dopo l’incontro con le consulte studentesche, per parlare di maturità; ma non viene neanche lontanamente incontro al movimento di chi non accetta discriminazioni in classe”.

“Oltre tutto – continua – la posizione dei ragazzi che hanno manifestato contro la scuola-lavoro è inficiata dall’uso della violenza verbale e fisica. Sono un movimento corporativo che bada a degli interessi personali; quelli degli studenti obbedienti, sudditi del ministro Bianchi, che vogliono ancora e ancora di più perché hanno obbedito. Sbagliano priorità: E così guardano il fuscello nei loro occhi senza vedere la trave che è negli occhi di milioni di loro compagni di scuola, piccoli e grandi, discriminati rispetto all’uguaglianza del godimento del sacrosanto diritto allo studio”.

“Posso comprendere che nei giovani ci sia depressione o rabbia – conclude riferendosi agli scontri con le forze dell’ordine – Ma non si risponde alla violenza con la violenza, che inizia dalle parole e poi passa agli atti. Le forze dell’ordine vanno rispettate e amate come tutte le persone che non la pensano come noi. La rabbia va controllata e trasformata in azione ragionevole. In disobbedienza civile. Si fa attraverso piccoli atti: come entrare in biblioteca e chiedere libri pur non avendo il green pass rafforzato e senza reagire all’intervento delle forze dell’ordine, perché se si infrange la legge non si reagisce con la violenza”.

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