Il dottor Antonio Marfella, oncologo e tossicologo di grande fama, è stato ospite ieri sera al Santuario “Madonna degli Angeli” a Cicciano, dove ha tenuto un dibattito sul triste fenomeno della Terra dei Fuochi, trasmesso online in diretta Facebook.
“Il nostro territorio un tempo era chiamato “Campania Felix”– esordisce il medico- “perché era ed è tutt’ora molto fertile, tanto da essere considerato a suo tempo il granaio di Roma.
Acerra, uno dei territori dove è maggiormente evidente il problema della Terra dei Fuochi, è in assoluto il terreno migliore d’Europa in termini di fertilità.
Dagli anni ’70, con l’aumento dell’industrializzazione e quindi degli scarti industriali, inizia l’avvelenamento del territorio. I clan camorristi, a partire dai Casalesi, hanno annusato l’affare economico, favorendo lo smaltimento a nero degli scarti industriali, sia tossici che non tossici.
Si è dato così via ad un processo di smaltimento illegale che ha provocato danni ingenti alla salute delle persone. Perché non si smaltisce legalmente? Perché i costi sono eccessivi e molte aziende preferiscono affidarsi allo smaltimento illegale.
La cosa paradossale è che, in un periodo di forte dematerializzazione, la spazzatura non viene tracciata. Cosa significa questo? Che è facile nasconderla e quindi i controlli, ammesso che ci siano, non sono in grado di tracciarne il percorso”.
Come spiega il dottor Marfella i roghi tossici rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema molto più grave, cioè l’inquinamento delle falde acquifere.
Anni fa i forestali del Generale Costa trovarono ad Acerra, grazie al vigile eroe Michele Liguori, 84 pozzi su 102 pesantemente inquinati da tricloro e tetracloroetielene, cancerogeni certi per il cancro alla vescica.
“La maggiore mortalità nei comuni di Napoli– prosegue Marfella- si è registrata a Brusciano, Marigliano e Mariglianella. Anche se i dati relativi alla mortalità sul territorio comprendono diversi elementi, uno dei fattori determinanti è l’incendio dell’ex deposito Agrimonda del 1995 a Lausdomini, frazione di Marigliano.
In quell’incendio furono bruciati fitofarmaci e fertilizzanti, altamente tossici, che sono penetrati a fondo nelle falde acquifere. Da allora nulla è stato fatto e quel disastro ha provocato nel corso degli anni un notevole aumento del rischio tumori e malattie”.
Si accertò che quell’incendio fu di origine dolosa ma nessuno pagò, mentre la gente ancora oggi continua a morire. La situazione si è sbloccata nel 2006, quando furono stanziati 2 milioni di euro per ripulire superficialmente il sito. Purtroppo però, in base ai rilievi fatti, si accertò che i veleni arrivarono a 4,5 metri di profondità.
“Le falde inquinate– continua Marfella- sono molto più pericolose dei roghi tossici. Per salvare vite umane è essenziale smaltire correttamente i rifiuti industriali e speciali. Cicciano in un certo senso è fortunata, poiché si trova al di sopra delle falde acquifere. I paesi che si trovano al di sotto, invece, sono a rischio molto maggiore.
Tante cose purtroppo non ce le fanno sapere– conclude laconicamente Marfella- poiché evidentemente ci vogliono far campare, ma soprattutto morire, ignoranti e felici”.
Per rivedere la diretta Facebook del dottor Marfella è possibile cliccare al seguente link.
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