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Droga tra le corsie dell’Icot di Latina: le parole del presidente: “Vicenda che ci danneggia”

I vertici dell’Icot, col presidente Miraglia in testa, hanno voluto far sentire la propria voce dopo l’inchiesta per droga che ha coinvolto l’ospedale

Pubblicato il 2 Febbraio, 2023

Difendere il buon nome dell’azienda. Per questo motivo i vertici di Giomi, la società che controlla l’ospedale Icot di Latina, hanno voluto far sentire la propria voce in merito a quanto accaduto all’interno delle corsie, con un medico ed altri componenti del personale sanitario coinvolti in un giro di compra-vendita di droga.

E’ stato il presidente del gruppo Giomi Emmanuel Miraglia a voler fare alcune precisazioni sull’accaduto. Insieme al presidente del gruppo ci sono il direttore sanitario Angelo Boumis, il direttore d’istituto Giancarlo De Marinis e il direttore amministrativo della struttura Roberto Ciceroni.

“Nel nostro comprensorio – spiega subito Miraglia – ci sono circa mille operatori, fra medici, infermieri e operatori sanitari. L’inchiesta riguarda però, per quello che noi sappiamo, soltanto un medico per il quale è stato emesso un provvedimento. A questa ordinanza del giudice noi abbiamo prontamente dato riscontro provvedendo a sospendere dal servizio questo dottore per la durata di un anno. Altri provvedimenti che riguardano altri professionisti, medici o infermieri, non ci sono stati notificati e non li conosciamo. Ma ribadiamo che, laddove questa indagine dovesse proseguire e coinvolgere altri professionisti, ci costituiremo parte civile, perché il danno di immagine provocato da questo episodio è per noi grave. Qui abbiamo 10 sale operatorie, facciamo decine di interventi al giorno e l’immagine del nostro istituto, così come è stata rappresentata in alcuni casi, lede il prestigio e l’onorabilità di tutti i medici che lavorano dalla mattina alla sera. Abbiamo da cinquant’anni un pronto soccorso traumatologico – continua il presidente – abbiamo qualità e risultati importanti, siamo ai vertici nella regione per il trattamento di pazienti fragili nelle 48 0re per le fratture del femore. Qui ci sono corsi di laurea e specializzazione, un centro dialisi, una Rsa, ambulatori e centinaia di professionisti”.

Insomma, per i vertici dell’azienda era praticamente impossibile riuscire a sapere quanto accadeva tra le corsie dell’ospedale, come merso dall’inchiesta delle Fiamme Gialle. Ma Non finisce qui. Ancora il presidente: “Non è previsto dalla legge anzi è vietato prendere provvedimenti verso gli assuntori di sostanze stupefacenti. Noi abbiamo anche fatto un interpello per capire se, alla luce di queste notizie, ci fosse la possibilità di intervenire da parte nostra. Non è possibile però in nessuna azienda italiana sottoporre i dipendenti a questo tipo di controllo. L’inchiesta dunque riguarda un medico assistente, il controllo è assoluto nella nostra organizzazione. E i nostri risultati devono garantire massima tranquillità ai pazienti che si rivolgono a noi”.

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