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El Pais titola: “L’Italia abbaia, il Napoli ne trae forza”

L’articolo, a firma del catalano Verdù, esalta l’identità del tifo napoletano che vive un derby quasi ogni domenica a causa dei cori razzisti in ogni stadio.

Pubblicato il 21 Marzo, 2022

Se gli insulti razzisti nel nostro campionato sono ormai quasi all’ordine del giorno e non fanno neanche più scalpore, così non è in Spagna. El Pais, uno dei principali quotidiani spagnoli, ha pubblicato un articolo dal titolo molto significativo: “Italia ladra, el Napoles cabalga”, e cioè “L’Italia abbia, il Napoli se ne fa forza”.

Ancora più incalzante l’occhiello: “La squadra napoletana subisce insulti razzisti ogni fine settimana nella maggior parte degli stadi, ma ha trasformato l’odio che riceve in un motore per risalire dal fallimento e aspirare di nuovo allo scudetto”.

L’articolo porta la firma del giornalista catalno, Daniel Verdù, che scrive: “In Italia c’è un club che gioca un derby quasi ogni fine settimana, una squadra che praticamente tutti odiano e con i tifosi che ogni domenica subiscono insulti razzisti di ogni tipo. L’ultimo episodio è avvenuto una settimana fa a Verona, dove i tifosi veneti hanno posizionato uno striscione con le coordinate geografiche di Napoli accanto alle bandiere russa e ucraina. Come a dire, mira bene, è lì che devi lanciare il missile”.

Il giornalista continua nella sua crociata contro il malcostume dei cori razzisti che si sentono ogni domenica negli stadi italiani, chiamando in causa anche Salvini che, soprattutto in passato, non è stato certo tenero con i napoletani: “Ma ogni weekend c’è uno dei peggiori gusti nei confronti dei tifosi napoletani. La più ricorrente è quella del “Vesuvio, lavali col fuoco”.

È la vecchia idea razzista e nordica per la quale i napoletani sono sporchi, chiassosi, incivili. È il canto che intonava anche Salvini quando il suo partito chiedeva l’indipendenza del Nord Italia e non aveva bisogno dei voti del Sud per alimentare le sue buffonate politiche”.

La tifoseria napoletana in realtà è sempre stata molto apprezzata in Spagna. Molti cori tipici delle curve partenopee si sentono abitualmente anche negli stadi spagnoli.

Benché anche in Spagna ci siano diverse questioni territoriali, Verdù scrive che la situazione che c’è in Italia non è riscontrabile né paragonabile in altri campionati europei: “Non c’è niente di simile negli altri campionati. E’ un sentimento diffuso anche al di fuori del calcio. Da Nord a Sud. Perché i Partenopei hanno i loro problemi anche con i siciliani o con i calabresi. Ecco perché la città è un’isola favolosa e indecifrabile all’interno del Paese. Ed è per questo che molti trattano i napoletani come in Spagna abbiamo maltrattato gli zingari per anni.

Come un corpo estraneo, dimenticando a volte l’enorme contributo di titani come Totò, Eduardo de Filippo, Caruso, Benedetto Croce… o Bud Spencer. Ecco perché Maradona si è innamorato di una squadra e di una città che rappresentava i discriminati e la risalita controcorrente come nessun altro.

Ed è per questo sentimento che la vita di Sorrentino è stata salvata da un Empoli-Napoli. La verità è che i napoletani sono molto “vistosi” e riescono a celebrare uno scudetto più a lungo di quanto tempo è trascorso per vincerlo. Hanno imparato ad essere scanzonati e ad esorcizzare i problemi della vita con l’ironia”.

Magari la tifoseria partenopea non è apprezzata né tanto meno amata nel Belpaese, ma almeno riscuote consensi all’estero e soprattutto in un paese come la Spagna, dove si mangia pane e pallone esattamente come a Napoli.

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