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Tre anni e sei mesi per Fabrizio Miccoli. Condanna definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso

Pubblicato il 24 Novembre, 2021

Arriva una condanna pesante che non ammette repliche per l’ex calciatore salentino Fabrizio Miccoli. In Cassazione è arrivata alla sentenza di condanna definitiva che è una vera mazzata per l’ex bomber di Palermo, Juventus e Lecce, tra le altre. Tre anni e sei mesi di reclusione per Miccoli che è stato accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ed è proprio l’aggravante che mette nei guai l’ex attaccante salentino perché a causa del riconoscimento del metodo mafioso, Fabrizio Miccoli non può usufruire di misure alternative e deve andare in prigione. Non esiste misura alternativa, infatti, se viene riconosciuta l’aggravante mafiosa. L’ex Capitano di Lecce e Palermo si è presentato spontaneamente al carcere di Rovigo nel primo pomeriggio, all’indomani del sigillo espresso dalla Cassazione sulla vicenda. Quest’ultima, infatti, ha rigettato il ricorso e la sentenza è diventata così definitiva.

Fabrizio Miccoli e quelle gravi frasi su Giovanni Falcone

I fatti per cui è stato, prima accusato, ed ora condannato, Fabrizio Miccoli risalgono a quando il “Romario del Salento” giocava nel Palermo. Secondo la sentenza, Miccoli sollecitò Mauro Lauricella, il figlio del boss della Kalsa Antonino, suo grande amico e già condannato a sua volta a sette anni di carcere in via definitiva, a chiedere la restituzione di ventimila euro all’imprenditore Andrea Graffagnini per conto di una terza persona. “Quel fango di Falcone”Questo canticchiavano i due amici su un Suv mentre sfrecciavano per le vie di Palermo. E al telefono davano appuntamento a un altro amico in modo davvero singolare e di nuovo infangando la memoria del grande giudice ucciso da e per contro della Mafia nel Maggio del 1992. “Vediamoci davanti all’ albero di quel fango di Falcone”. Ecco, sono proprio queste parole che mettono ancora più in discussione la figura di Fabrizio Miccoli che ora dovrà imparare dai propri errori, espiando una pena pesante.

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