Facebook blocca le pagine di Fratelli d’Italia Provincia di Treviso

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“Facebook e Istagram stanno chiudendo centinaia di account riferibili a tutto quel mondo identitario, sovranista e comunitario, praticamente stanno chiudendo tutti gli account del mondo definito di destra”, così Giovanni Battista Patete, Responsabile Comunicazione Social
Fralli d’Italia – Coordinamento Provinciale Treviso.
“E così è capitato anche alle pagine dei nostri circoli territoriali… Facebook ci ha bloccato 34 pagine e cancellate 14 – continua -. Pagine nelle quali si parlava esclusivamente del nostro partito, dei nostri amministratori e di Giorgia Meloni. Purtroppo stanno facendo sparire dal web tutte le voci dissenzienti rispetto al mainstream. E’ inutile dire che questo è un brutto segnale, e non solo per la democrazia”.

“E’ un brutto segnale per ogni singolo individuo, considerato che una parte della politica italiana esulta per questa azione di censura, addirittura affermando che è utile e necessaria, paventando in ogni occasione lo spauracchio del fascismo. E’ un brutto segnale, perché è assurdo che, chi si affibbia il ruolo di difensore dei diritti lo fa plaudendo e inneggiando a chi tappa la bocca di chiunque si permetta di dissentire dal politicamente corretto. Quello che sta accedendo è preoccupante perchè la democrazia si attua e si realizza attraverso dibattiti e contrapposizioni tra diverse idee, per poi realizzarsi ricomporsi nel più civile dibattito parlamentare.
Le piattaforme di Zuckerberg non sono più neutrali e si pongono come paladini depositari della cultura, dell’economia, e degli ideali della politica, permettendosi di cancellare chi non è allineato al pensiero globalista.
Stanno attuando una strategia precisa, molto organizzata, per annullare e cancellare le associazioni , i movimenti, i partiti, gli intellettuali e ogni singola persona che non vuole piegarsi al pensiero unico.
Molti difendono questo operato affermando che si tratta di piattaforme private e che quindi possono censurare chi vogliono. In realtà sarebbe corretto se fossero neutrali ma, purtroppo queste multinazionali, frequentemente si permettono di interferire nel dibattito politico cercando di indirizzare gli utenti verso i propri ideali che sono molto precisi e costanti: bioetica, flussi migratori, politiche economiche, sovranità nazionali ecc”.

“Penso che a questo punto siano maturi i tempi per una legge che, vieti la censura al diritto di parola – conclude -, magari come la Legge che sta per essere approvata in Polonia, la quale multerà le aziende Big Tech con una cifra sbalorditiva di 2,2 milioni di dollari ogni volta che censureranno in modo incostituzionale la libertà di parola online”.

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Redazione Treviso

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