« Torna indietro

La storia di Federico, 21enne con la “malattia di Joker” con risate incontrollabili, guarito con un intervento chirurgico futuristico

Pubblicato il 13 Febbraio 2025

Federico Orlandi è un ragazzo che ha cominciato a vivere per davvero all’età di 21 anni. Soffriva infatti di “sindrome epilettica gelastica”, nota anche come “malattia di Joker”, dove il soggetto inizia a ridere in modo incontrollato a causa di spasmi facciali involontari anche in situazioni poco consone, con perdita di contatto con la realtà e possibili crisi epilettiche. Il suo incubo è finito dopo essere stato operato dall’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona con un intervento all’avanguardia.

La vicenda di Federico

Federico ha iniziato a manifestare i primi sintomi a 2 anni, che sono diventati dirompenti a 5 anni. Rideva in situazioni imbarazzanti e amici e parenti pensavano che fosse una sua caratteristica un po’ strana, ma lui avvertiva che c’era qualcosa che non andava. Quando percepiva che stava avendo una crisi fingeva di tossire, ma spesso dopo non ricordava nulla di quello che era successo.

La malattia di Joker è causata dagli amartomi ipotalamici, malformazioni cerebrali che causano improvvisi e incontrollati attacchi di riso violento. Non è stato ancora trovato un trattamento farmacologico in grado di contrastare questa sindrome, e anche i farmaci anti-epilettici non possono fare niente.

L’intervento chirurgico all’avanguardia

Per risolvere il problema è necessario un intervento chirurgico molto invasivo, cioè l’apertura del cranio e l’introduzione di strumenti per raggiungere fisicamente la lesione. Invece l’equipe medica dell’azienda scaligera ha optato per un sistema innovativo: un trattamento a ultrasuoni chiamato MRgFUS, che in genere si usa per placare il tremore nei malati di Parkinson.

Il dottor Giuseppe Kenneth Ricciardi ha spiegato al FattoQuotidiano che sapeva che questa tecnica era già stata usata negli Stati Uniti per un caso analogo e ha deciso di utilizzarla per curare Federico. Come ha rivelato si tratta di una tecnica a ultrasuoni che consente di arrivare alla parte interessata senza necessariamente dover aprire il cranio ed evitando di riscaldare le parti di tessuto del cervello non interessate. Si tratta di una tecnica mini-invasiva, ma richiede una precisione millimetrica per non compromettere le funzioni della memoria.

L’intervento è stato eseguito sotto anestesia per sfruttare completamente le potenzialità dello strumento ed evitare al paziente di avvertire dolore. L’operazione è riuscita perfettamente, Federico non ha più attacchi di riso, la sua memoria non è stata compromessa ed è migliorata la qualità del sonno. Dell’intervento si è parlato anche sulla rivista Neurological Sciences e oggi Federico è tornato a vivere: lavora, ha preso la patente, vede tranquillamente i suoi cari e non deve isolarsi quando incontra persone che non conosce.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *