Pubblicato il 17 Febbraio 2025
A quasi 3 mesi dalla sentenza che ha condannato Alessandro Impagnatiello all’ergastolo, arrivano le motivazioni dei giudici di Milano, secondo i quali l’ex barman per 6 mesi ha premeditato l’assassinio della compagna Giulia Tramontano, che si è consumato il 27 maggio del 2023.
Il veleno
Secondo la Corte Impagnatiello ha iniziato a maturare l’idea di uccidere la compagna dal 12 dicembre del 2022, cioè pochi giorni dopo l’annuncio della sua gravidanza. Proprio da quel giorno infatti iniziò a cercare sul web informazioni sul veleno per topi, ritrovato poi nella casa dove i due convivevano.
Da un lato maturava sempre di più la folle idea di uccidere la compagna, mentre d’altro lato rafforzava sempre di più la relazione parallela che aveva con un’altra donna. Dopo le prime esplorazioni sul web Impagnatiello è passato ai fatti, cominciando ad avvelenare costantemente il cibo che mangiava Giulia.
“La gravidanza, una condanna a morte per Giulia Tramontano”
Nelle motivazioni è stato inoltre spiegato che proprio la decisione di Giulia di portare avanti la gravidanza è stata la sua condanna a morte. Impagnatiello infatti non voleva avere un figlio, ma allo stesso tempo non voleva passare per quello che aveva costretto Giulia ad abortire per non “infangare” la sua immagine. Se Giulia avesse deciso di abortire, forse Impagnatiello avrebbe desistito dal uso criminoso progetto. La decisione di tenere il figlio è stata per i giudici la sua condanna a morte, poiché ha spinto il compagno a compiere il suo atroce piano.
“Giulia ha capito che sarebbe morto Thiago”
Le motivazioni si fanno ancora più strazianti quando si arriva al momento dell’assassinio di Giulia per mano di Impagnatiello con 37 coltellate, 11 delle quali inferte al feto, quando la vittima era ancora viva. Anche se per pochi secondi, Giulia ha compreso che non sarebbe morta solo lei, ma anche il piccolo Thiago che portava in grembo.
Una consapevolezza, secondo i giudici, che ha provocato una sofferenza ulteriore alla donna, oltre a quella provocata dall’aggressione del compagno spinto da un “odio distruttivo”.

