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“Silenzioso e con lo sguardo assente”. Filippo Turetta resta in infermeria, ma neanche i genitori vanno a trovarlo

Pubblicato il 13 Gennaio 2024

Ultimamente è scoppiata una polemica nel carcere di Montorio Veronese dopo le proteste di alcuni detenuti, secondo i quali Filippo Turetta starebbe ottenendo un trattamento di favore. Al momento il 23enne è rinchiuso nel reparto di infermeria, dove avrebbe accesso alla tv e alla Playstation, ma da radio carcere arrivano notizie piuttosto inquietanti: Turetta parlerebbe poco o nulla e avrebbe costantemente lo sguardo perso nel vuoto.

Le parole della direttrice

Francesca Gioeni, direttrice del carcere, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni come riportato da Il Gazzettino: “Come tutti gli altri anche questo detenuto resterà in infermeria finché ciò sarà ritenuto necessario dall’équipe multidisciplinare a cui compete la valutazione”.

Con Turetta c’è un detenuto di 60 anni, che lo tiene d’occhio e che prova a farlo parlare, ma il ragazzo fondamentalmente è solo dal momento che ormai neanche i genitori, dopo la visita del 3 dicembre, non sono più tornati in carcere. Comprensibilmente per una coppia di genitori deve essere molto difficile guardare negli occhi un figlio, sapendo che ha ucciso a sangue freddo una povera ragazza che tra l’altro diceva di amare.

Le indagini

Intanto proseguono le indagini che si stanno concentrando sull’auto di Turetta, da 4 settimane nelle mani dei Ris di Parma che stanno recuperando e ispezionando il materiale trovato su incarico del pm Andrea Petroni.

Le analisi si stanno concentrando sulle macchie di sangue ritrovate sul sedile posteriore, cosa che lascerebbe pensare che Giulia Cecchettin sia stata uccisa proprio lì. Non si esclude però che Turetta possa aver caricato il corpo della ragazza già prima, quando le telecamere lo avevano inquadrato nella zona industriale di Fossò.

Si procederà con la tecnica del “bloodstain pattern analysis”, usata per la prima volta nel delitto di Cogne, che studia la forma e la traiettoria degli schizzi per ricostruire l’esatta dinamica dell’aggressione. Con il consulente della Procura saranno chiamati anche gli avvocati di Filippo Turetta e della famiglia Cecchettin, che a loro volta potranno nominare i periti che prenderanno parte all’analisi degli esami irripetibili.

Il giallo del telefono

Sulla Fiat Punto sono stati ritrovati due coltelli: uno con una lama di 12 centimetri e l’altro spezzato, ritrovato ne parcheggio di Vigonovo dove si presume ci sia stata l’aggressione a Giulia Cecchettin. Tra le altre cose rivenute anche sacchetti di nylon, una scarpa e un cellulare e proprio quest’ultimo rappresenta un giallo.

Dovrebbe essere il telefonino di Turetta, che però non è stato ancora aperto dai carabinieri, mentre ancora non è stato trovato il cellulare di Giulia Cecchettin. Il tutto sarà analizzato per analizzare meglio le dichiarazioni di Turetta risalenti al 1° dicembre, fatte di molte incongruenze, buchi temporali e “non ricordo”. “Mi è scattato qualcosa in testa” – questa è la frase che il killer avrebbe ripetuto più volte nel corso dell’interrogatorio fiume di 9 ore reso nel carcere di Verona.