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Fonte immagine: Tuttocalciocatania.com

Fine del Calcio Catania, Giuseppe Rapisarda: “Adesso il Comune agisca immediatamente”

L’avvocato Giuseppe Rapisarda, noto opinionista e tifoso del Calcio Catania, fa il punto della situazione con un occhio a quelli che potrebbero essere gli scenari futuri per il calcio in città.

Pubblicato il 13 Aprile, 2022

A distanza di quattro giorni dalla fine del Calcio Catania, con la sospensione dell’esercizio provvisorio da parte del Tribunale, in città ci si interroga sul quale sarà il tempo che si dovrà attendere ancora per rilanciare il calcio e su quale sarà il suo futuro.

Nella giornata di ieri l’assessore allo Sport del Comune di Catania, Sergio Parisi, ha sottolineato in diversi organi di stampa come si stia lavorando per formare un nuovo club che raccolga l’eredità della tradizione calcistica griffata 11700 e artefice di frasi come Clamoroso al Cibali negli anni ’60, dell’era Massimino, ma soprattutto degli otto anni si Serie A con a capo Antonino Pulvirenti, quando la squadra dell’Elefante veniva chiamata Piccolo Barcellona. Oltre a ciò è stato detto dallo stesso assessore anche come si interverrà per rimettere a nuovo lo stadio Angelo Massimino, che negli ultimi anni ha mostrato non poche carenze strutturali.

Questa mattina abbiamo sentito telefonicamente l’avvocato Giuseppe Rapisarda, noto opinionista per le vicende della squadra rossazzurra e grande tifoso, che ha in primis sottolineato come gli effetti negativi di questa grande perdita per la città si potrebbero fare sentire ancora per diverso tempo, in particolare se il Comune del capoluogo etneo non dovesse trovare una soluzione in tempi brevi. Oltre a ciò non sono mancate frecciatine nei confronti di chi ha portato il club etneo al fallimento e riferimenti alla classe imprenditoriale catanese, che non ha mai voluto davvero investire sul calcio.

“La fine decretata dal Tribunale – ha detto Rapisarda – era un atto dovuto, ma gli effetti sono davvero drammatici, anche sotto l’aspetto economico e sotto quello occupazionale, e per far sì che essi si sentano per pochissimo tempo dobbiamo capire e rimuovere definitivamente le cause di tutto ciò. Gli slanci di aiuto da parte di Claudio Luca e di Angelo Maugeri erano azioni di cuore, ma giuridicamente erano inconcludenti perché il Tribunale doveva soltanto accertare l’esistenza di un soggetto davvero disposto ad acquisire il titolo sportivo. Far finire il campionato era invece compito della Lega Pro e della Figc e a differenza di quanto accaduto a Parma ciò non è stato consentito. Adesso il Comune dovrà muoversi immediatamente, chiedendo alla Federazione il titolo per poterlo assegnare a chi vincerà il bando e per poter partecipare al campionato di Serie D anche in sovrannumero. L’assessore Parisi deve capire come adesso ci si stia trovando davanti a un allarme sociale e deve agire subito, non dicendo quello che pensano di fare lì al Comune, ma facendo subito i fatti. Purtroppo è storia atavica che a Catania, tranne Massimino e Pulvirenti, nessuno ha mai voluto davvero investire nel calcio. I motivi sono tanti e uno di essi è quello relativo al forte senso di responsabilità che si sente a essere proprietari del club rossazzurro e artefici del suo destino. Dovevano ricapitalizzare i soci della Sigi, ma non l’hanno fatto e il motivo è esplicitato nella sentenza dichiarativa del fallimento. Non lascio nessun commento riguardo a Benedetto Mancini e adesso mi auguro che il nuovo Catania venga consegnato nelle mani di un proprietà forte. Ripeto, il tempo stringe e il Comune deve fare davvero in fretta”.

Fonte immagine: Tuttocalciocatania.com

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