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svolta

Firenze, il giallo delle valigie: forse è noto il movente

Pubblicato il 1 Settembre, 2021

Ricordate la vicenda che ha captato l’attenzione dieci mesi fa? I cadaveri di Shpetim e Teuta Pasho, marito e moglie di 54 e 52 anni, furono trovati in un campo a ridosso della recinzione perimetrale posteriore del carcere fiorentino di Sollicciano, lungo la superstrada Firenze-Pisa-Livorno.

Fatti a pezzi, erano stati “riposti” in due valigie, che probabilmente sono rimaste sul posto per anni, prima che qualcuno le trovasse. Così si sono perse prove importanti.

Elona Kalesha, 36enne di origine albanese, era stata arrestata a Firenze a dicembre 2020: si trattava dei genitori del suo ex fidanzato. I reati contestati erano di omicidio, occultamento e vilipendio dei cadaveri. Ora è noto il probabile movente.

Ecco l’ipotesi formulata dall’accusa. L’intento della donna sarebbe stato impedire che la coppia rivelasse al figlio una scomoda verità: aspettava un bambino da un altro uomo. Nel 2015 l’uomo era in carcere per reati di droga, dunque non aveva rapporti con Elona. Lo scrivono anche i giornali locali, ma le motivazioni sono ancora da provare. Indagano i Carabinieri, si occupa del caso la Pm Galeotti.

Secondo i familiari di Teuta Pasho, pochi giorni prima di scomparire la donna, poi barbaramente uccisa, avrebbe affermato di voler parlare con il figlio di un argomento relativo a Elona. Avrebbe aggiunto che per lui si prospettava una scelta: la famiglia o la fidanzata.

Elona Kalesha, del resto, conosceva il luogo del ritrovamento delle valigie: là avrebbe sistemato a suo tempo uno striscione con frasi d’amore. Peraltro, come afferma la difesa, sulle maniglie delle valigie stesse non c’è il Dna della donna. Si attendono sviluppi.


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