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Gianfranco Fini

Gianfranco Fini è tornato: “Sinistra presuntuosa”

Pubblicato il 28 Gennaio, 2023

“La crisi riguarda tutti, ma la sinistra sta pagando il conto salato della sua presunzione. Ha avuto il complesso di superiorità negli ultimi 15 o 20 anni e non si è curata. Convinta di rappresentare la parte migliore del Paese e di dover avversare la destra ha praticato l’autoreferenzialitá ed è rimasta dieci anni al Governo senza vincere le elezioni”.

Così Gianfranco Fini.

Ha scelto di restare assente dalla scena pubblica politica per un tempo lungo, ma ora è tornato, così come racconta il Corriere.

Lo ha fatto a Napoli, per prendere parte ad un incontro al Circolo artistico politecnico.

Uno spazio con vista su piazza del Plebiscito, quella che il suo mentore Giorgio Almirante ha infiammato e conquistato. “Era il 1974”, ricorda l’ex leader di An mentre fa un giro nel museo del circolo. È impossibile non andare con il pensiero a quei giorni. Lo ammette anche Carlo Di Dato, fra gli organizzatori dell’incontro con la sua Assodiritti insieme con Napoli futura, Mit e Circolo Mercato Pendino.

Misurato come sempre, sorridente, deciso a restare in un garbati equilibrio di distanza con la stampa, Fini stringe mani e incrocia gli sguardi di vecchi militanti. Sorrisi e nostalgia. E voglia di esserci. 

C’è un copione dell’incontro. Ci sono dieci domande alle quali Fini ha accettato di rispondere. Giustizia, intercettazioni, autonomia regionale, politica internazionale, Europa i temi sul tappeto. All’incontro presente anche Enzo Raisi, autore del libro “La casta siete voi”.

Un volume che racconta la storia di un ragazzo che a Bologna a 14 anni ha iniziato a fare politica, a destra. Fini ha scritto la prefazione e il libro è il motivo ufficiale della sua presenza in città. È spigoloso, il presidente. Attento a che le sue parole non vengano interpretate male. «In certi anni avere idee di destra e militare a destra significava correre qualche rischio. A Napoli certo meno che a Bologna. Ma sventolare un tricolore significava scegliere una strada.

“Qualcuno – ricorda Fini – è rimasto silente. Oggi i tempi sono cambiati ma resta un dato di fondo: la politica è un impegno che può diventare totalizzante ma se non tiene viva la fiamma della passione e della certezza di poter fare del bene diventa assai meno gradita. E negli anni recenti c’è stata una degenerazione della politica. Noi venivamo da altre scuole e altre esperienze”.

La politica per Fini rischia di finire in secondo piano per lasciare spazio alla sola propaganda. “Se si dovesse indicare agli italiani che non votano più e ai giovani la modalità per riportarli a seguire la politica bisogna partire da qui: chi non si è fatto comprendere e apprezzare deve riflettere – dice – l’antipolitica ha preso il sopravvento. Il populismo è finito nel lessico comune e il palazzo si è spaccato nel corpo centrale”.

I partiti secondo l’ex presidente del Consiglio non possono ridursi a comitati elettorali. Ormai c’è chi fa politica ma non va a votare.

“I partiti e i sindacati sono entrati in crisi. Il peso che avevano Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura è perso, non hanno più capacità aggregante. Una via diversa potrebbe essere partecipare a iniziative legate al territorio. Ne è prova l’esplosione delle liste civiche. La politica è attività non legata solo all’azione dei partiti. Chi ritiene di fare qualcosa di utile può farlo e ottenere apprezzamenti più dei cosiddetti politici”.

Alla sinistra Fini non fa sconti: “Non mi meraviglia che la fascia dei garantiti voti a sinistra -dice Fini – I vulnerabili votano centrodestra. Il voto della terza fascia è il non voto e corrisponde al boom dei Cinque Stelle. La sinistra deve individuare certo il segretario ma anche i propri interlocutori. Il paradosso è che la sinistra tendeva a rappresentare gli ultimi e oggi tutto ciò si è ribaltato. Occorre che sinistra sia meno illuminista”.

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