Giorgia Meloni: il suo ultimatum nel giorno dell’avvio delle consultazioni

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“L’Italia non sarà mai l’anello debole dell’Occidente. E il governo a guida Giorgia Meloni sarà saldamente atlantista. O non sarà”.

Dopo 24 ore di riflessione Giorgia Meloni affida a una nota un messaggio che suona come un aut aut agli alleati.

Le regole di ingaggio devono essere chiare, la posizione in politica estera “inequivocabile”. E l’obiettivo quello di dare risposte ai cittadini seguendo “il programma” se venerdì, come resta lo scenario più probabile, Sergio Mattarella al termine di un giorno e mezzo di consultazioni le darà l’incarico.

“Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara- rimarca la leader di Fdi – intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo”.

Ancora risuonano, nei corridoi di Montecitorio, le ennesime esternazioni di Silvio Berlusconi in un ulteriore audio registrato alla riunione di ieri. Parole che continuano a suscitare reazioni a metà tra lo stupore e l’irritazione in casa di Fdi.

Contatti tra i due non risultano: Meloni, dicono i suoi, è rimasta tutto il giorno a lavorare, al riparo da taccuini e telecamere e anche dagli interrogativi sulla squadra che si fanno più insistenti tra gli alleati. Anche perché uno dei punti fermi dello schema che ha in mente, quello di Antonio Tajani agli Esteri, entra nel mirino delle opposizioni e inizia a suscitare qualche dubbio anche nelle file del centrodestra.

LA NOTA DI SILVIO BERLUSCONI

“In 28 anni di vita politica la scelta atlantica, l’europeismo, il riferimento costante all’Occidente come sistema di valori e di alleanze fra Paesi liberi e democratici sono stati alla base del mio impegno di leader politico e di uomo di governo. Come ho spiegato al Congresso degli Stati Uniti, l’amicizia e la gratitudine verso quel Paese fanno parte dei valori ai quali fin da ragazzo sono stato educato da mio padre. Nessuno, sottolineo nessuno, può permettersi di mettere in discussione questo”, così il leader di Forza Italia.

“La mia posizione personale e quella di Forza Italia non si discostano da quella del governo italiano, dell’Unione europea, dell’Alleanza atlantica né sulla crisi ucraina, né sugli altri grandi temi della politica internazionale. Lo abbiamo dimostrato in decine di dichiarazioni ufficiali, di atti parlamentari, di voti alle Camere. La colpa non è degli organi di informazione, ovviamente costretti a diffondere queste notizie, è di chi usa questi metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile”, ha aggiunto Berlusconi.
 

NUOVO AUDIO SHOCK

Silvio Berlusconi attacca Zelensky e torna a terremotare la politica italiana: la seconda puntata del suo audio registrato alla riunione con i deputati azzurri provoca un effetto ancora più scioccante rispetto a quelli diffusi prima: oltre a parlare della sua amicizia con Putin, tra regali e “lettere dolcissime”, stavolta l’ex premier critica violentemente il Presidente ucraino, accusandolo di aver triplicato gli attacchi al Donbass. Un secondo sonoro, diffuso da Lapresse, che getta altra benzina in un clima già infuocato e in pochi minuti imbarazza profondamente la maggioranza e scatena la protesta delle opposizioni. Carlo Calenda e Giuseppe Conte esplicitamente ritengono che a questo punto nessun esponente di Forza Italia possa andare alla Farnesina. Un caos assoluto che scoppia a ridosso delle consultazioni al Colle per la formazione del nuovo governo.

Un attacco, quello del Cavaliere, che viene diffuso proprio nel giorno in cui il Parlamento europeo dichiara come vincitore del premio Sacharov 2022, “il popolo ucraino, rappresentato dal suo presidente, dai leader eletti e dalla sua società civile”. Un premio che lo stesso Tajani – che domani volerà a Bruxelles dal Ppe “per confermare il filoatlantismo e il sostegno a Kiev” – si appresta a celebrare esaltando il popolo ucraino come “eroi che non si arrendono di fronte all’orrore della guerra” e le cui gesta “a difesa della democrazia e della libertà saranno per sempre scritte nella storia”.

Tuttavia le parole di Berlusconi sono chiarissime e il loro peso politico viene aggravato dai convinti applausi con cui vengono accolte dagli azzurri. In pochi minuti, il Cavaliere fornisce, per flash, la sua versione del conflitto: “Nel 2014 a Minsk si firma un accordo di pace tra l’Ucraina e le due neocostituite repubbliche del Donbass, senza che nessuno attaccasse l’altro. L’Ucraina – affonda l’ex premier – butta al diavolo questo trattato un anno dopo e comincia ad attaccare le frontiere delle due repubbliche che subiscono vittime tra i militari che arrivano, mi si dice, a 5-6-7mila morti. Poi arriva Zelensky che triplica gli attacchi alle due repubbliche”. A questo punto Berlusconi ripete il racconto già svolto a “Porta a Porta” prima del voto, e cioè che le due Repubbliche “disperate”, vanno a Mosca e gli chiedono di essere difese.

“Allora si decide a inventare una operazione speciale: le truppe dovevano entrare in Ucraina, in una settimana raggiungere Kiev, deporre il governo in carica e imporre un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone per bene e di buon senso, un’altra settimana per tornare indietro”. Ma a quel punto, aggiunge, Putin si trova di fronte “a una situazione imprevista e imprevedibile di resistenza da parte degli ucraini, che hanno cominciato dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall’Occidente”. Un passaggio molto scivoloso in cui sembra che Berlusconi in qualche modo attribuisca ai militari ucraini e agli aiuti occidentali la responsabilità del perdurare del conflitto. “E la guerra, invece di essere una operazione di due settimane – conclude – è diventata una guerra di duecento e rotti anni (sic)”.    

LETTA: PAROLE GRAVISSIME

“Le dichiarazioni di Berlusconi sono gravissime, incompatibili con il posizionamento dell’Italia e dell’Europa. Sono parole che pongono il nostro Paese fuori dalle scelte europee e occidentali e che minano alla base la credibilità del possibile nuovo esecutivo. Ogni governo che nasce in Europa oggi deve scegliere se stare con Putin o stare con l’Ucraina e con l’Unione Europa. Il governo Meloni sta nascendo sotto il segno della peggiore ambiguità”. Così Enrico Letta, segretario nazionale del Pd. 

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Redazione Nazionale

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