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Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin: Filippo Turetta conferma la confessione dell’omicidio e piange davanti al giudice (VIDEO)

Pubblicato il 28 Novembre 2023

Filippo Turetta ha confermato le ammissioni rese alla polizia tedesca sull’omicidio di Giulia Cecchettin con dichiarazioni spontanee al gip.

Lo ha spiegato l’avvocato Giovanni Caruso. 

Il legale Caruso, dopo circa due ore di colloquio con Turetta, seguito all’interrogatorio, ha spiegato, lasciando il carcere, che il 21enne si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha “ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca”.

In quelle dichiarazioni (non valide nel procedimento italiano) il 21enne aveva detto, in sostanza, di aver ammazzato Giulia e di non avere poi avuto il coraggio di uccidersi. Ora con queste dichiarazioni di conferma, come le ha chiamate l’avvocato, Turetta ha ammesso l’omicidio della 22enne davanti al gip di Venezia Benedetta Vitolo.

“Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro”, ha detto Filippo Turetta in dichiarazioni spontanee al Gip, davanti al quale ha pianto.

L’interrogatorio è iniziato verso le 10 e già attorno alle 10.30 sono usciti la giudice e il pm.

Per il legale di Elena Cecchettin, l’omicidio della sorella Giulia è “aggravato dallo stalking”. Filippo Turetta, spiega l’avvocato Nicodemo Gentile, ha “dimostrato di essere un ‘molestatore assillante’, il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono fame di possesso verso la nostra Giulia”.

Si tratta, ha chiarito, di “un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia”.

E ancora: “Un uso padronale del rapporto che ha spinto il Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria”.