Gordiano Lupi: una scrittrice di nome Bona Bianchi

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Bona Bianchi (1910 – 1973) è una scrittrice piombinese che non conoscevo, nata da Zeffira Milanesi e Edmondo Bianchi, allevata dai nonni Zaira e Pietro, perché orfana di madre molto presto, mentre il padre fuggì via dal paese sconvolto dal dolore. 

Edmondo era un avventuriero, un vero e proprio giramondo, si narra che avesse persino seguito Buffalo Bill in Australia; quando fece ritorno a Piombino costruì una villa per la figlia(che aveva 10 anni), affacciata sul golfo di Salivoli, quella stupenda costruzione sulle scogliere che adesso si chiama Villa Gloria. Il padre di Bona era un ingegnere importante e conosciuto che partecipò anche alla costruzione dei Lungarni di Pisa; uomo benestante, non fece mancare niente alla figlia, consentendole di vivere le sue passioni per arte e cultura. Per farmi conoscere Bona Bianchi c’è voluta una scrittrice fiorentina: Anna Lanzetta, curatrice di una biografia antologica, ricca di scritti e notizie, preziose per  uno come me che ama la scrittura. Bona era una donna minuta, alta un metro e sessantacinque, capelli neri, occhi castani, amava il mare, soprattutto le scogliere, pure la campagna, sempre aperta al nuovo e alla moda che cambiava. 

Diplomata maestra a Firenze, laureata in Belle Arti, amava la musica, suonava il piano e si dilettava nel bel canto lirico, studiava lingue, restaurava arazzi. Visse durante il fascismo la sua giovinezza, scrisse molto durante il regime imposto da Mussolini, persino un romanzo (che ristamperemo!): L’incantesimo – pubblicato dalla tipografia La Perseveranza – quando aveva soltanto 14 anni. Amava la famiglia, un marito che morì troppo presto lasciandola sola con tanti ricordi, nonostante i figli che le riempivano le giornate, non avrebbe sopravvissuto al dolore senza la scrittura.

Il marito si chiamava Sante Rossi – per questo alcuni articoli Bona li firma Rossi – ed era molto cattolico, lei lo seguì a Gallarate (dove nacque il figlio Pieredoardo), in Africa (tra Cufra e Bengasi, in Libia, vicino a dove viveva Aldo Zelli), infine tornò a Piombino, poco dopo la nascita della figlia Anna Maria. Villa Bona fu la sede del suo soggiorno piombinese, costruita dal padre che non se la godette molto, visto che morì a soli 44 anni, a causa di un incidente sul lavoro. Bona girava l’Italia, visse anche a Lecce e con il tempo si accorse di possedere doti damedium, aiutando i medici a scoprire malattie e prevedendo persino la morte di Stalin.

Bona era molto religiosa, scriveva per tanti giornali, prima tra tutte Lumen – rivista per la gioventù femminile d’Italia, recitava il fascisteggiante sottotitolo -, dove pubblicava brevi prose romantiche e descrittive, di gusto anni Trenta, non sorpassate, se storicizzate. Scrisse sul giornale politico – letterario Il Popolano, molto diffuso sull’Isola d’Elba, piccole prose dedicate alla casa paterna e dei nonni, al Natale e alla Pasqua, alla religione, al passare del tempo.

Bona collaborava a riviste femminili come Cordeliagiornale per le giovinette diretto da Ida Baccini, una rivista mensile per la donna italiana, con rubriche sulla moda e chiacchierate sparse su temi di varia attualità. Ricchezze Italiche era un’altra rivista anni Trenta che vedeva la sua firma con pezzi sulla storia di Piombino, le donne dell’antichità, aneddoti leggendari (la storia del piombo consegnato alle navi che attraccavano …).

Nel dopoguerra, invece, è stata importante la sua collaborazione a Costa Etrusca, storica rivista diretta da Ivio Barlettani, dove si firmava spesso Bona Rossi e curava la rubrica C’era una volta, a Piombino … anticipando il lavoro di molti contemporanei come Franco Micheletti, Mauro Carrara, persino il vostro Gordiano Lupi. Molto ben fatti questi pezzi dove Bona annotava le caratteristiche di personaggi piombinesi, mettendo in rilievo tic e piccole stranezze, elementi che rendevano vivi i suoi bozzetti storici. Piuttosto interessanti gli articoli storici e le note a margine del Carnevale Piombinese, con le sue canzoni d’epoca (Letizia piombinese). Bona amava anche il cinema, vide Anonimo veneziano – un film straordinario che consiglio di recuperare – e scrisse una lettera aperta a Enrico Maria Salerno per lodarne le qualità.

Non visse a lungo Bona Bianchi, un triste giorno del 1973 AuloTaddei, Ivio Barlettani e Alfio Callai la salutarono dalle colonne di Costa Etrusca come la gentile e cordiale scrittrice di brani antologici sulla sua Piombino, una donna d’altri tempi, che aveva vissuto a fondo la sua epoca (gli anni Trenta) e la sua terra, per raccontare il passato con uno stile raffinato ed elegante.

Per ricordarla pubblichiamo la biografia che Anna Lanzetta ha dedicato a Bona Bianchi, vista la comunanza di idee e di scrittura che ci lega ci sembra il minimo che possiamo fare. 

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Barbara Noferi

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