Pubblicato il 9 Maggio 2025
Palazzo Chigi impugna la norma regionale
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di impugnare la legge della Regione Toscana sul fine vita. La scelta è stata formalizzata durante il Consiglio dei ministri di venerdì 9 maggio, accendendo i riflettori su un tema da tempo al centro del dibattito politico nazionale.
La Toscana apripista sul suicidio assistito
La Regione Toscana è stata la prima in Italia a introdurre una regolamentazione chiara e procedurale per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. La legge regionale consente ai cittadini di presentare domanda all’Asl, indicando tempi e modalità con cui una commissione deve verificare la sussistenza dei requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale.
Il provvedimento dà concreta attuazione alla storica sentenza “Cappato – Antoniani”, emessa in seguito al caso di Dj Fabo, con cui la Corte ha legalizzato, a determinate condizioni, l’aiuto al suicidio.
Verso una legge nazionale sul fine vita
Nel frattempo, la maggioranza parlamentare lavora per arrivare a una regolamentazione statale. Il senatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia), tra i principali referenti del dossier, ha annunciato che è in preparazione un testo base da presentare alle commissioni. Il lavoro, ha spiegato, viene condotto in collaborazione con il senatore Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia, e si fonda su principi già enunciati pubblicamente.
“Serve cautela, il testo non può essere blindato,” ha spiegato Zanettin, sottolineando come si tratti di una materia sensibile, da affrontare con un ampio consenso trasversale e senza forzature politiche.
Le critiche dalla Toscana
Dura la reazione del presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, che ha definito “assurda” la decisione del governo. Per Mazzeo, si tratta di “un’offesa per i malati che soffrono e chiedono aiuto,” ma anche di un ostacolo posto a una Regione che ha legiferato nel pieno rispetto della Costituzione.
“Il governo non solo blocca una Regione che innova, ma non interviene su vuoti normativi che attendono da anni di essere colmati,” ha attaccato Mazzeo. “È grottesco che chi prova a dare risposte concrete venga fermato, mentre da Roma non arriva nulla di concreto. Perché non ci lasciano lavorare su temi che toccano da vicino la vita delle persone?”