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Governo, si va alla conta. Appello ai “costruttori” dopo la crisi innescata da Renzi

Pubblicato il 15 Gennaio, 2021

Si va alla conta dei voti e il Parlamento torna il luogo dove, dopo la crisi voluta dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, con il ritiro delle ministre Bellanova e Bonetti, ci si chiarirà politicamente. Numeri e appoggi che si stanno contando e tessendo in queste ore. Renzi aspetta: “Io sto fuori. Se loro hanno i numeri, questa è la democrazia parlamentare che vince. Tanto di cappello. Ma se i numeri non ce l’hanno si andrà al Quirinale e si farà un altro governo”.

Secondo le indiscrezioni, sarebbero 12 i senatori Responsabili che darebbero il loro appoggio al Governo per non farlo cadere e sono ex Movimento 5Stelle (Nugnes, Giarrusso, De Falco tra i primi nomi) e dal Gruppo Misto (Cerno, la moglie di Mastella Sandra Lonardo).

Un altro che potrebbe appoggiare Conte è il socialista Nencini, che all’epoca fondò il gruppo al Senato con Italia Viva. “Chi ha maggiori responsabilità è chiamato ad esercitarle fuoriuscendo dalla logica dei duellanti e tenendo fermo il richiamo del Presidente della Repubblica. Noi siamo tra i costruttori. Avessimo un centro destra a trazione berlusconiana, l’ideale sarebbe un esecutivo di rinascita da oggi a fine legislatura. Gettare le fondamenta della nuova Italia, come avvenne tra il 1944 e il 1947, per affidarsi poi alla sfida elettorale. Non è così, non con Salvini e Meloni che inneggiano a Trump e ritengono l’Europa un pericoloso accidente”.

Il Pd nel frattempo si trova in mezzo al guado: perso Renzi, con il quale non vogliono confrontarsi ulteriormente, fanno trapelare che il voto a giugno, fino ad oggi considerato una chimera, potrebbe essere dietro l’angolo. Luigi Di Maio ha lanciato un appello ai Responsabili: “Il mio appello si rivolge dunque a tutti i costruttori europei che, come questo Governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto. Insieme, possiamo mantenere la via”.

Sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri, per il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese per una crisi di governo nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando”. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva così posto così fine a un dialogo che non c’era mai stato con Renzi, che l’ha chiamato “un vulnus per la democrazia”.

Come aveva detto l’Iv Ettore Rosato: “Facciamo un passo indietro per uscire dall’immobilismo e dall’indecisione. Ci sono temi di grande rilevanza che sono rimasti bloccati, chiusi in un cassetto”: Mes e Recovery plan, dossier sui quali Italia Viva ha chiesto in questi giorni consistenti modifiche non accordate. “Uscire al più presto dallo stato d’incertezza” ha chiesto il Quirinale.

Anche se il centrodestra vuole il voto subito, come ha sottolineato sui social il leader della Lega, Matteo Salvini: “Conte, Renzi, Di Maio, Zingaretti. Litigio infinito, Italiani in ostaggio. Salute, lavoro, scuola, tasse. Tutto fermo. Quindi? Gennaio, voto in Portogallo. Febbraio, voto in Catalogna. Marzo, voto in Olanda, Israele e Bulgaria. Aprile, voto in Albania. Maggio, voto in Scozia, Galles e Cipro. Giugno, voto in Francia. Settembre, voto in Norvegia, Russia e Germania. Ottobre, voto in Repubblica Ceca. Il governo in Italia non c’è più? Che si fa? Elezioni, democrazia, libertà”. E in ogni caso, dopo i veementi scambi d’accuse, il rapporto tra Conte e Renzi è veramente finito. “D’ora in poi con i renziani non bisogna prendere nemmeno un caffè, altro che farci nuovi governi insieme” ha chiosato l’esponente 5 Stelle Alessandro Di Battista, interpretando il pensiero del suo Movimento.

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