I numeri della mafia in Toscana da un’indagine della Regione

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“Analisi dei fenomeni di criminalità organizzata in Toscana”questo il titolo della redazione datata 2016, a cura della Prima Commissione Affari Istituzionali, Programmazione e Bilancio della Regione Toscana. Il panorama che si apre è preoccupante considerando che sono numeri da aggiornare, sulla base della crescita criminale in questi ultimi anni.
Dalla ricerca risultano presenti sul territorio trentacinque organizzazioni criminali, tra italiane e straniere.

Partendo dal nord: Lucca è territorio di alcune famiglie casalesi, a Montecatini invece criminalità lucra sulla prostituzione delle ragazze dell’est Europa e con il gioco d’azzardo. In Versilia risulta florida la mafia russa, mentre nella provincia di Arezzo la camorra si è inserita nel mercato orafo e alberghiero . Pistoia terreno di più organizzazioni criminali che pare sia la città più colpita dal fenomeno.
Firenze sta diventando territorio di ‘ndrangheta e camorre che controllano insieme agli albanesi il mercato della droga. A Prato nel Valdarno e in Maremma si è inserita la mafia cinese specializzata in contrabbando, contraffazione di merci, estorsioni, immigrazioni clandestine.
I settori in cui le mafie operano oltre ai classici settori criminali anche l’agroalimentare, attraverso i reati di racket estorsivo, furto di bestiame, macellazioni clandestine, lievitazione artificialmente indotta dei prezzi di frutta e verdura, infiltrazioni nei settori dei trasporti e della logistica.
I cinesi sono specialisti nell’invasione del mercato con prodotti sottocosto che provocano una concorrenza insostenibile per le aziende oneste , costrette a chiudere. Hanno inoltre il monopolio del commercio del lino e dell’alpaca, investono e riciclano in acquisto di immobili, capannoni dove stoccare la merce contraffatta e far lavorare i connazionali in condizioni di schiavitù.
La criminalità è presente e partecipe nel settore degli appalti pubblici, e lo testimoniano le vicende odierne legate ad ARV spa, nel settore delle “Grandi opere” edili, stradali, nel trattamento dei rifiuti. Si legge nella relazione: ” La gestione aziendale è spregiudicata, caratterizzata dalla sistematica violazione dei diritti dei lavoratori e, più in generale, delle norme sulla sicurezza sul lavoro.”

Aggiungiamo anche la mafia dei colletti bianchi, personaggi legati ai clan con una solita preparazione universitaria e culturale che operano ai vertici politici e imprenditoriali e di cui si hanno pochi dati: gli insospettabili.
I numeri che ci sono sono chiari, la cura per il male potrebbe essere semplice, maggior controllo e nel settore delle opere pubbliche, un piccolo accorgimento come vietare la pratica del subappalto e non prevedere alcuna vittoria automatica a chi propone il massimo ribasso.

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Redazione Prato

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