La storia che ha commosso l’Italia ha per fortuna un lieto fine. La bambina nomade di 4 anni a cui il comune di Collegno aveva negato il trasporto in scuolabus perché non residente potrà raggiungere la scuola con un taxi messo a disposizione da persone anonime.
Una colletta salvifica di un gruppo di cittadini generosi eviterà alla bambina di doversi fare ogni mattina 3 chilometri a piedi – accompagnata dal padre – per potere frequentare le lezioni: questa la distanza tra il campo nomadi dove vive e la scuola materna che frequenta. Finalmente la piccola potrà evitare di camminare un’ora, è il tempo che ci vuole per coprire la lunga distanza, spesso sotto vento, pioggia e neve.
Una grande ingiustizia è sanata, ma la battaglia legale continua. Il padre della minore ha vissuto tutta la vita in quel campo nomadi, è nato a Torino, ma avendo il passaporto croato non può disporre di servizi essenziali come medico per la famiglia e trasporto per la scuola. Il fatto di essere disoccupato aveva aggravato la questione perché non ha un reddito.
E così si è arrivati al muro a muro tra il comune di Collegno (sì, quello del celebre smemorato) e la famiglia rom. L’opinione pubblica, seguendo in tv e sui giornali il caso limite, ha di fatto sbloccato la situazione intollerabile e odiosa. Ora la soluzione grazie al cuore di cittadini che hanno voluto rimanere anonimi.
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