Il porto di Livorno fa sistema per affrontare l’emergenza del lavoro e delineare le strategie future

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Riunito ieri il tavolo città-porto sull’emergenza occupazionale. L’Autorità di sistema portuale ha illustrato i dati raccolti sulle attività svolte dalle imprese del porto e i turni di lavoro effettuati durante i mesi del Covid

È tornato a riunirsi ieri, nella sala del Consiglio Comunale, il tavolo di lavoro città-porto promosso dall’Amministrazione Comunale, insieme all’Autorità di Sistema Portuale con un focus sull’organizzazione del lavoro portuale e la situazione occupazionale, sia all’interno dello scalo, sia per quanto attiene alle aziende della catena logistica integrata. Alla Cabina di regia Città-Porto hanno partecipato, insieme ai rappresentanti degli art.16, 17 e 18, i referenti delle principali associazioni di categoria di settore (Asamar, Spedimar, CNA-autotrasporto e Confindustria) e le organizzazioni sindacali.

Il tavolo è stato convocato per analizzare e affrontare le problematiche dell’economia portuale nell’attuale situazione di emergenza sanitaria e sviluppare una visione futura di sviluppo del porto, della città e del lavoro.

Notevole è stata la partecipazione al tavolo di ieri – presieduto dall’assessora al porto Barbara Bonciani- da cui è scaturito un interessante dibattito che ha coinvolto (la maggior parte in presenza, altri in videoconferenza) i rappresentanti di tutte le categorie portuali.

Punto di partenza della discussione, i dati raccolti e presentati dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, al fine di definire una prima bozza del Piano Organico del porto; dati necessari alla comunità cittadina e portuale per comprendere lo stato dell’arte del lavoro e della sua organizzazione in porto e sviluppare politiche congiunte volte allo sviluppo futuro.

Perché, come ha detto l’assessora Bonciani, capire la situazione attuale in termini di organico del porto è fondamentale al fine, nono solo di salvaguardare il capitale umano, mediante la gestione degli esuberi, ma anche a definire un progetto comune di organizzazione del lavoro capace di dare futuro al porto e alla città. Ciò può essere realizzato solo facilitando una visione di sistema che leghi l’analisi relativa al lavoro portuale, all’andamento dei traffici portuali, dello shipping e a quello afferente la catena logistica integrata (portuale e retroportuale). Particolare importanza dovrà essere data anche allo sviluppo in tempi brevi di tutte le infrastrutture programmate e non ancora realizzate e dei progetti capaci di restituire competitività allo scalo.

Nell’illustrare i dati, il segretario generale dell’Autorità di Sistema Massimo Provinciali ha sottolineato come, a 6 mesi dallo scoppio dell’emergenza Coronavirus, questo primo “censimento” consenta di farsi un’idea di quello che è accaduto, e di trovare qualche spunto per capire cosa succederà al porto nella seconda parte dell’anno, e come ci si possa attrezzare per affrontare le difficoltà e cogliere le opportunità.

Dall’analisi dei dati – ha riferito Provinciali – risulta che l’impatto iniziale delle restrizioni emergenziali è stato forte e pesante, soprattutto per le imprese che operavano in alcuni settori merceologici. Per esempio, per i rotabili e le auto nuove il crollo dei traffici è stato quasi verticale, così come per i contratti di appalto, per i quali il Covid ha inciso come una bomba.

In altri settori il sistema, aiutato dalla cassa integrazione, ha sostanzialmente retto, e in certi casi si sono aperte nuove opportunità.

Provinciali, così come ha fatto il presidente Corsini nel suo intervento, ha sollecitato le imprese a fornire analisi, proposte e dati sempre più dettagliati, piani di impresa completi di informazioni riguardanti il lavoro, in modo che sia possibile rendersi conto se il sistema può uscire dall’emergenza con la solidarietà reciproca tra operatori, o se occorre provvedere a riorganizzazioni e decisioni straordinarie.

Perché il porto di Livorno ha tutte le potenzialità per diventare uno dei tre principali poli logistici del Mediterraneo, e lavorare in questo senso significa anche aumentare la capacità del territorio di attrarre imprese manifatturiere, in modo che accanto al porto possa ritornare l’industria.

L’assessora al Porto ha dato risalto al fatto che tutti si rendono sempre più consapevoli che il porto è la città, che dal porto deriva lo sviluppo di Livorno e del territorio, e la tenuta sociale. L’invito è a fare sistema, a collaborare: altre città, come Genova, lo hanno sempre fatto alimentando una cultura di comunità portuale, mentre Livorno fino ad ora si è preclusa tante possibilità. 

L’assessora ha evidenziato l’esigenza di approfondire l’analisi in base a quanto emerso dal dibattito: servono ulteriori dati, soprattutto per quanto riguarda gli esuberi, per capire se è possibile mettere in atto un piano per gestirli (per esempio con l’accompagnamento al prepensionamento); servono dati sulle ore di straordinario e dati qualitativi sul lavoro temporaneo, per capire quali sono le professionalità più richieste, e risposte sul come attrezzarsi per i picchi di lavoro in una fase in cui le aziende tendono ad alleggerire la forza lavoro, e su come affrontare le grandi difficoltà del settore dell’autotrasporto.

L’assessora Bonciani ha concluso la riunione ricordando l’importanza delle ingenti risorse che presto saranno messe in campo nell’ambito del Recovery Found, che non possono non passare dalla città, per esempio per progetti di digitalizzazione di cui da tempo gli operatori del porto avvertono la necessità.

La prossima riunione della Cabina di regia è stata fissata per venerdì 2 ottobre alle ore 10 sempre a Palazzo Comunale.

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Barbara Noferi

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