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Partito democratico e dialogo costruttivo con l'industria: una diretta abruzzese

Ilva, sull’accordo raggiunto Arcelor-Invitalia il no di Emiliano e del sindaco di Taranto

Pubblicato il 12 Dicembre, 2020

Lo Stato torna a gestire l’Ilva. Come preannunciato, ArcelorMittal e la costola del Mef, Invitalia, hanno siglato l’accordo, con il 50% a testa, per cominciare il lavoro a Taranto e dare il via a “un articolato piano di investimenti ambientali e industriali”, tra cui “la produzione di acciaio a basso utilizzo di carbonio” (prevista la costruzione di un forno ad arco elettrico di 2,5 milioni di tonnellate). Inoltre “il piano industriale, che mira a raggiungere 8 milioni di tonnellate di produzione nel 2025, contempla una serie di misure di sostegno pubblico, tra cui il finanziamento all’occupazione finanziato dal Governo”.

Più in là, a maggio del 2022, il secondo aumento di capitale metterebbe Invitalia in condizioni di avere il 60%, a qualche condizione (dettata da ArcelorMittal): la modifica del piano ambientale esistente per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale, la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto, l’assenza di misure restrittive, nell’ambito dei procedimento penali in cui Ilva è imputata, nei confronti di AM. Gli impianti dell’area a caldo del siderurgico di Taranto sono sottoposti a sequestro penale (con facoltà d’uso) sin dal luglio 2012. ​

Ma ora sono necessari “tavoli di confronto per accompagnare, monitorare e accelerare la transizione verso le nuove produzioni verdi e per condividere gli interventi per il risanamento ambientale e il rilancio economico della città e del territorio tarantini” così i ministri Patuanelli e Gualtieri, ma non tutti sono d’accordo sulla linea conciliante del Governo, anzi.

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha espresso il “proprio netto dissenso sull’accordo”. “Appare evidente che l’accordo è avvenuto nel solco di un piano industriale che, confermando o addirittura rilanciando la tecnologia tradizionale che ha caratterizzato la fabbrica di Taranto dalla sua costituzione ad oggi, appare anacronistico e assolutamente fuori dal perimetro di decarbonizzazione che è stato per anni oggetto di discussione ed approfondimento”. “Questo piano per noi è carta straccia, noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini” ha commentato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. 

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