Si scrive per poche persone. Poi l’interesse si diffonde e dilaga, fino a essere suscitato in un intero popolo. Il grande Indro Montanelli (oggi vent’anni dalla morte) redigendo i suoi testi lucidissimi si rivolgeva con la mente alla propria maestra. Poi il dialogo con l’interlocutore immaginario diffondeva il suo pensiero come un prisma. Sebbene avesse iniziato la carriera nel ventennio fascista, era esponente di una destra intelligente, aveva un’ideologia chiara e definita, nella quale si riconosceva lui solo. La sua penna era libera, non si rispecchiava in una logica di gregge: il suo modo di agire e di scrivere erano consonanti con una democrazia.
Ecco un estratto del ricordo formulato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Il giornalismo di Indro Montanelli ha attraversato gran parte del Novecento. Iniziata la sua attività durante il regime fascista, fu inviato di guerra, e si distinse in quegli anni per dare completezza al suo lavoro, sottraendosi per quanto possibile alle strette maglie della propaganda.
Divenuto critico verso il fascismo, fu imprigionato a Milano nell’ultimo periodo della seconda guerra mondiale. Evaso dal carcere raggiunse la Svizzera, dove attese la fine del conflitto.
La Repubblica vide intensificarsi il suo impegno di giornalista e di scrittore.
Fu una delle firme più prestigiose del Corriere della Sera. Fondò il Giornale e poi la Voce. Scelse strade nuove ogni qualvolta vide, o temette, invasioni di campo o limitazioni del proprio spazio di autonomia.
Le Brigate rosse lo individuarono come obiettivo, e l’agguato che provocò il suo ferimento fu un crimine contro la libertà dell’informazione.
Rifiutava con cocciutaggine qualsiasi omologazione, rivendicandolo al suo carattere di toscano.
Intellettuale dalle inesauribili energie, maestro di scrittura, giornalista intransigente nella difesa della autonomia professionale, è stato per decenni una personalità di rilievo nella cultura italiana e nel dibattito pubblico». Così aveva esordito il presidente: «Il ricordo di Indro Montanelli, a vent’anni dalla morte, suscita ancora intensa partecipazione, non soltanto in coloro che lo hanno conosciuto più da vicino, ma anche nei tanti che ne hanno apprezzato le qualità di cronista, di narratore, di divulgatore storico, di polemista che non rinunciava ai toni forti anche a rischio di disorientare i propri ammiratori». (fonte: quirinale.it e Wikipedia, foto del monumento di Milano da Wikimedia Commons)
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